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Fulvi (Cncm): “Non dimentichiamo i minorenni che vivono fuori famiglia”

L'appello nella giornata mondiale per i diritti dell'infanzia e dell'adolescenza

ROMA – Si celebra la giornata mondiale per i diritti dell’infanzia e dell’adolescenza. A trent’anni dall’adozione della Convenzione Onu “quest’anno corriamo il rischio, a causa della pandemia, di far passare sottotono questa importante giornata. Dei minorenni si è parlato molto in riferimento al loro diritto allo studio, al gioco e alle relazioni, ma noi vorremmo ricordare i minorenni che vivono fuori famiglia, in particolare quelli che si trovano nelle nostre comunità”. A parlare con diregiovani.it è Gianni Fulvi, presidente del Coordinamento nazionale delle comunità per minori.

Minori ai quali si deve dare più ascolto di quanto fatto sinora, come spiega poi Fulvi: Nella prima fase della pandemia abbiamo voluto ricordarli attraverso dei video che hanno realizzato, mostrando come si stavano organizzando nelle comunità e ironizzando sulla loro situazione”. Video del progetto ‘Le comunità ai tempi del coronavirus’, che peraltro continueranno a essere girati, annuncia Fulvi, proprio per “dare voce a tutti i bambini e le bambine, ai ragazzi e alle ragazze e anche agli operatori, perché possano raccontare come hanno vissuto quel periodo, che in parte stanno rivivendo”.

Tuttavia, questa azione non è più sufficiente per richiamare l’attenzione di istituzioni e opinione pubblica: “Nei vari dpcm- denuncia infatti il presidente di Cncm- e nelle varie ordinanze regionali, in molti si sono dimenticati della nostra realtà, paragonando molto spesso le nostre strutture alle RSA per anziani, imponendoci dei protocolli non aderenti alle nostre situazioni. Malgrado i tanti solleciti ai referenti regionali poche sono state le risposte, lasciando spesso i nostri operatori disorientati. Stessa cosa è accaduta anche con i Tribunali per i Minorenni che, malgrado siano stati sollecitati più volte, o non hanno proprio risposto o hanno dato indicazioni a volte non chiare, e in alcuni casi imponendo la chiusura dei minorenni nelle strutture anche oltre l’allentamento del lockdown. Abbiamo avuto situazioni in cui i ragazzi si sono rivolti direttamente ai giudici e ai dirigenti sanitari perché fossero trattati come i loro coetanei che vivono in famiglia”

Oltre ai video, dunque, il Cncm si sta impegnando in una ricerca che prevede la somministrazione di questionari sia a minorenni sia agli educatori e ai responsabili, in modo da raccogliere gli aspetti positivi e negativi di un momento così complesso. “Questo lavoro dovrebbe aiutarci a far conoscere a tutti i livelli cosa sono le nostre strutture e come si cerca di far vivere il senso di famiglia al loro interno, in modo da poter rappresentare in particolare alle istituzioni che questa nostra realtà va riconosciuta nella sua specificità”, conclude Fulvi.

2020-11-20T10:19:10+01:00