MILANO – La pandemia “ci ha violentemente buttato in faccia che la nostra natura è relazionale. Nessuno si salva da solo. Individualismo ed egocentrismo narcisistico della cultura moderna sono stati riequilibrati da questa nostra condizione di esseri in relazione. E così come la società ha scoperto di non essere onnipotente, i ragazzi hanno scoperto quanto manchi loro la scuola. Lo vedo anche nei miei figli. Dal punto di vista delle istituzioni, invece, questo è il tempo della collaborazione tra poteri nazionali e sovranazionali. Principi ed equilibri che sono presenti nella nostra Costituzione e che la storia ha reso di nuovo urgenti”. Così la presidente emerita della Corte Costituzionale Marta Cartabia che stamattina ha incontrato online oltre 700 scuole superiori da tutta Italia.
Più di 20.000 gli studenti e le studentesse che hanno ascoltato la prima donna numero uno della Consulta durante un modulo tematico sulla sfida del diritto e del pluralismo nella società odierna. ‘Cosmopolites. Cittadini d’Italia, d’Europa, del mondo’, questo il titolo dell’incontro, è un progetto didattico gratuito realizzato da Fondazione Euducation con Associazione ApiS – Amore per il Sapere, rivolto a studenti e docenti del triennio delle scuole secondarie di secondo grado. In diretta su Youtube, l’evento si è snodato attorno alle domande degli studenti e delle studentesse, rivolte a Cartabia da Gabriele Laffranchi e Marco Ferrari di ApiS.
“La Corte Costituzionale– ha spiegato Cartabia rispondendo al primo quesito- può essere definita sia come custode della Costituzione, patto fondativo su cui si basa la convivenza della comunità, sia come giudice della conformità delle leggi alla Costituzione stessa. Primo breve esperimento di creazione di una Corte Costituzionale fu compiuto nel 1920, in Austria, su spinta del teorico del diritto Hans Kelsen. Le Corti però iniziarono a imporsi come necessità a partire dalla seconda guerra mondiale. Quel periodo, infatti, ha dimostrato che le ingiustizie possono avvenire non solo perché qualcuno viola la legge ma anche attraverso le leggi. Esempio estremo ma lampante è l’approvazione delle leggi razziali da parte dei parlamenti. Violare i principi della Costituzione genera una società invivibile”, ha sintetizzato Cartabia.
“I principi costituzionali sono sorgenti inesauribili di significati” ha proseguito la presidente rispondendo alla domanda su quali siano i valori chiave della Carta Costituzionale a cui si attengono i giudici della Consulta e che indirizzano l’essere cittadini e cittadine. “Il diritto nasce dalla storia. La giustizia nasce dall’esperienza dell’ingiustizia. I valori fondativi della Costituzione italiana nascono dalla soppressione delle libertà fondamentali, dalle limitazioni alla partecipazione, dall’accentramento del potere da parte del regime fascista”. In questo senso “la persona è posta al centro degli interessi dello Stato alla quale l’azione del potere è orientata” come recita “quel capolavoro giuridico che è l’articolo 2”.
Dunque democrazia, pluralismo e centralità della persona, articolazione del potere, uguaglianza e non discriminazione: “Sono questi i capisaldi”. Il diritto e la cultura si alimentano, la vita della comunità influenza le leggi e l’interpretazione dei principi, è l’altra questione posta dai ragazzi alla giurista. Ma come tenere insieme principi ed esigenze diverse? Come tenere insieme diritti che possono entrare in conflitto? “I conflitti si compongono con parole elastiche che abbraccino tutte le esigenze e tutti i fattori: bilanciamento, ragionevolezza, proporzionalità, il contrario di espressioni come rinuncia, aut aut, diktat. Stiamo sperimentando sul campo– ha aggiunto poi tornando sull’attualità della pandemia- come il diritto deve essere continuamente adeguato alla situazione data. Una condizione disorientante di questo periodo è proprio che continuano a cambiare le regole. Regole che per restare giuste devono essere adeguate all’evolversi della situazione”.
E a proposito di giustizia e ingiustizie, l’ultima domanda a Marta Cartabia ha riguardato il futuro professionale dei ragazzi: “Mi chiedete perché studiare diritto? Innanzitutto vi dico che il diritto è alla portata di tutti. Io l’ho scelto perché volevo spendermi per raddrizzare le cose storte che vedevo accadere, mi bruciavano le ingiustizie. Quel sentimento, poi, è diventato una professione grazie a tanto lavoro e tanto studio. Se anche a voi attira questo, non avrei dubbi”.