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Droga, cos’è una dipendenza e dove nasce

Lo abbiamo chiesto a due esperti del settore

Che cos’è una dipendenza? Lo abbiamo chiesto a due esperti del settore come Silvio Garattini, ricercatore scientifico e fondatore dell’Istituto di ricerche farmacologiche ‘Mario Negri’ e Luigi Gallimberti, psichiatra, direttore del Servizio di tossicologia clinica delle farmacodipendenze del Sert dell’Azienda Ospedaliera e docente dell’Università di Padova.

“La dipendenza- spiega Garattini- è la necessità di ricevere una certa sostanza per impedire uno stato di disagio più o meno grave a seconda del tipo di prodotto per cui si è dipendenti. Può essere una sostanza, ma può essere anche un qualsiasi oggetto, un’azione o una persona”

Per Gallimberti “è una condizione caratterizzata primariamente dall’incapacità di controllare, con la propria volontà, la ricerca di ottenere il piacere, caratteristica presente in tutte le dipendenze: dalla dipendenza da cocaina al gioco d’azzardo, da quella alcolica allo shopping compulsivo, dal quella da THC a quella da dipendenza da smartphone o da internet e da molte altre”.

E da dove ha origine una dipendenza?

“Sono dei meccanismi biochimici che si sviluppano nel cervello e hanno bisogno di un determinato chiamiamolo impulso che può essere la sostanza chimica o altro per poter funzionare in modo corretto. Pensate alla dipendenza da nicotina. L’esempio classico è del giornalista che afferma di non riuscire a scrivere se prima non ha acceso una sigaretta” non c’entra niente la necessità specifica Garattini, “quello non è altro che la necessità della nicotina come sostanza è la dipendenza da nicotina che non ti aiuta a pensare”.

Gallimberti è categorico “tutte le dipendenze- sottolinea- nascono nel cervello e non nella mente, come molti credono. Se stimoliamo Nel cervello quei circuiti che provocano il piacere e lo facciamo per troppo tempo e in maniera troppo intensa questi circuiti si ‘surriscaldano’ e vanno incontro ad una alterazione funzionale che innesca un circolo vizioso, che comincia a chiedere di provare continuamente piacere, a fronte della volontà dell’individuo che non riesce più ad opporsi. È una dinamica molto simile dei malati che si lavano continuamente le mani nel timore che non siano abbastanza pulite.  Gli studi condotti dal team che dirigo ci hanno fatto ipotizzare che tale circolo vizioso sia sostenuto da due fattori che agiscono in maniera congiunta: un abbassamento cronico del livello di dopamina ed un ricordo del piacere molto più sviluppato rispetto alla norma. Come è facile da comprendere, in queste dinamiche l’effetto dell’ambiente è pressoché nullo”. 

2021-03-18T12:26:11+01:00