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Dipendenze, l’impatto della crisi pandemica

Intervista ad Alfio Lucchini, psichiatra dell'Ufficio di presidenza nazionale di FeDerSerD

ROMA – “Quest’anno di pandemia è stato molto difficile per i nostri giovani; per i giovani in assoluto e ancor di più per i giovani che hanno un approccio con le sostanze, o che hanno problemi seri con esse”. È la constatazione del dottor Alfio Lucchini, psichiatra dell’Ufficio di presidenza nazionale di FeDerSerD, intervistato sull’impatto della crisi pandemica sul fenomeno della tossicodipendenza fra i più giovani.

“Innanzitutto dobbiamo fare una distinzione importante– ha detto Lucchini- In Italia ci sono circa cinque milioni di adolescenti che fanno uso di sostanze, fra questi qualche centinaio di migliaia ha problemi con l’uso. Ovviamente, in un periodo di pandemia e isolamento sociale si sono esacerbati alcuni comportamenti a rischio”. Il modo di comportarsi degli adolescenti e preadolescenti, continua lo psichiatra, è frutto del disordine fra la parte emozionale, che si sviluppa prima, e quella razionale, che si sviluppa in seguito. “Anche in tempi normali, ciò conduce spesso i più giovani a perseguire degli eccessi- continua Lucchini- quindi in una situazione in cui le possibilità personali, le libertà di spostamento e di socializzazione sono ristrette, è evidente che c’è un rischio maggiore che questi comportamenti seguano delle modalità rischiose”.

Lo psichiatra ha poi esaminato i cambiamenti che la pandemia ha prodotto nelle dinamiche di approvvigionamento delle sostanze. “Se è vero che lo spaccio in strada si è fortemente ridotto– ha spiegato- è altrettanto vero che si sono aperte nuove modalità d’acquisto online. Già prima del Covid, l’ultima relazione al Parlamento sui fenomeni di uso ed abuso di sostanze, aveva evidenziato che più del 10% dei giovani le acquistano su internet. Le rilevazioni attuali confermano un forte aumento di questa possibilità”.
La riflessione si è spostata poi sui cambiamenti osservati rispetto alle modalità di accesso ai servizi di accoglienza, diagnosi e cura. “È successo che le persone che avevano una tossicodipendenza grave, che avevano bisogno di una terapia importante, hanno continuato a frequentare i servizi– ha detto Lucchini- mentre si sono presentati meno gli alcolisti, i ludopatici o i cyberdipendenti. Quindi le persone con difficoltà legate alle dipendenze comportamentali, che si ritengono utenti meno gravi; gruppo in cui rientrano purtroppo molti giovani”.

Cosa fare, allora, per intervenire in modo efficace ed innescare un cambio di rotta? Secondo il dottor Lucchini, dovremmo imparare molto dalla crisi che stiamo vivendo. “Dobbiamo fare molto di più per avvicinare le persone nei loro ambiti di vita, come ci hanno insegnato gli errori commessi nel trattare questa pandemia– ha concluso lo psichiatra- Chi si occupa di dipendenze ha sempre rivendicato il valore della medicina, della sanità, dell’intervento sociale e territoriale. Ecco, gli strumenti sono questi: uscire di più dai servizi, essere delle antenne sul territorio, avere la capacità di costruire dei punti di raccordo territoriali. Perché le attività di prevenzione e riduzione dei rischi hanno senso se svolte in modo specifico. Ai giovani bisogna fornire ciò di cui hanno bisogno: informazione e percorsi educativi, certo, ma anche presidi sanitari e socio-sanitari. Io penso che i prossimi anni saranno molto attivi da questo punto di vista”.

2021-05-05T13:06:43+02:00