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Vittime del terrorismo. Roberto Peci, la tragica conseguenza di un pentimento

Ucciso dalle BR il 3 agosto del 1981

Roberto Peci

Dopo sette anni che uno uccide, che ferisce e si accorge che quello che sta facendo non è una cosa giusta indubbiamente è un trauma immenso. Per cui quando mi hanno arrestato ho pensato che la cosa più sensata che potessi fare in quel momento era di evitare altri morti, e in quel caso ho dovuto far arrestare dei miei compagni”: queste furono le parole di Patrizio Peci intervistato da Sergio Zavoli ne ‘La notte della Repubblica’, 1990.

Le stesse che definirono il pentimento più grande nella storia delle BR ma al quale, tempo addietro, la risposta non si fece attendere con l’omicidio del fratello in quel fatidico 3 agosto 1981. Accadde oggi la condanna a morte di Roberto Peci attraverso 11 colpi di mitra anticipati da 55 giorni di sequestro – un irriverente parallelismo con quello che accadde ad Aldo Moro – e da quel processo diffuso su tutti i canali.

Non sono un traditore”: così si difese Roberto Peci durante la ripresa dell’eclatante messaggio lanciato dalle BR guidate da Giovanni Senzani, con l’accusa di “tradimento” in quanto dissociato dalla lotta armata mentre il fratello, rinchiuso in carcere, venne accusato di “pentitismo” dai brigatisti.

Una storia di dolore che si è resa, inconsapevolmente, promotrice dell’efficacia dei nuovi mezzi di comunicazione con la potenza delle immagini in perfetto stile cinematografico e che, ancora oggi, disseminano la storia con innumerevoli vittime. Diffondere timore era prerogativa assoluta. In questo caso una crudele vendetta ha visto il fratello Roberto all’età di 25 anni perdere la libertà, la moglie e la vita per un’unica motivazione: essere fratello di Patrizio Peci.

Roberta, la figlia nata sei mesi dopo la sua morte, riapre la ferita della tragica scomparsa come un “dolore che si rinnova ogni anno”. Una vita piena di domande in cui la necessità di colmare l’assenza di una figura paterna l’ha spinta a mettersi in gioco, mettendo da parte la paura di confrontarsi con il suo passato: “Mi sento fortunata a chiamarmi con il suo nome. Grazie mamma”.

2021-07-30T17:10:09+02:00