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La cannabis in adolescenza altera la produzione di dopamina, l’ormone della felicità 

Anche se utilizzata occasionalmente

cannabis

Dott.ssa Serena Orlacchio, psicologa e psicoterapeuta

La cannabis è la sostanza illecita più utilizzata al mondo. Spesso considerata una sostanza sicura dai suoi consumatori, tuttavia può indurre effetti collaterali anche gravi sia a breve che a lungo termine. La relazione per il 2019 dell’Osservatorio Europeo delle Droghe e delle Tossicodipendenze segnala che circa il 20% dei giovani italiani tra i 15 e i 34 anni ha fatto uso di cannabis e suoi derivati nei precedenti 12 mesi (http://www.emcdda.europa.eu/system/files/publications/11364/20191724_T DAT19001ITN_PDF.pdf).

L’utilizzo di cannabis influisce sulla maturazione cerebrale

Numeri che dovrebbero far preoccupare, soprattutto se si pensa agli effetti che l’uso di sostanze (leggere e non) ha sul cervello di un individuo ancora in crescita. L’adolescenza non è solo uno spazio di transizione psicologica, ma va compresa anche dal punto di vista neurobiologico: dai 13 ai 25 anni circa il cervello si modella e assume la struttura adulta, acquisendo le competenze cognitive, relazionali ed affettive che resteranno sostanzialmente stabili nel resto della vita. La maturazione cerebrale persiste durante tutta l’adolescenza e la prima età adulta ed è un processo dinamico che porta al progressivo sviluppo di quelle parti del sistema nervoso centrale che regolano le emozioni e le funzioni cognitive; numerosi studi e ricerche hanno dimostrato che l’utilizzo cronico di cannabis interferisce con questo processo portando a differenze strutturali importanti che si riflettono in altrettante differenze funzionali. I rischi più diffusi tra chi utilizza cannabis possono essere: riduzione dell’attenzione, deficit nella memoria a breve termine e diminuita capacità di analizzare e risolvere problemi…il tutto in misura proporzionale all’età di inizio e alla durata di esposizione. Inoltre i fattori genetici e familiari possono concorrere ad aumentare i rischi legati al suo utilizzo.

Capacità di piacere ridotta in condizioni normali

Da un punto di vista neuropsicologico, l’uso, anche occasionale, di sostanze quali la cannabis, produce nell’organismo un aumento del rilascio di dopamina, una sostanza che controlla i meccanismi relativi alla capacità di provare piacere e al desiderio di ricercarlo. Il THC contenuto nella cannabis, agendo attraverso i recettori dei cannabinoidi endogeni, attiva anche il sistema di ricompensa del cervello, che comprende le regioni che regolano la risposta a comportamenti sani e piacevoli. Come anche altre sostanze, il THC stimola i neuroni del sistema di ricompensa a rilasciare la dopamina a livelli più alti di quelli tipicamente osservati in risposta a stimoli naturali. Questa maggiore presenza di dopamina contribuisce al piacevole effetto tipico della cannabis a uso ricreativo. A lungo andare il cervello abbassa l’effetto derivante dall’eccessiva quantità di dopamina (dovuta all’uso di sostanze) producendone meno o riducendo il numero di recettori che possono riceverne il segnale. Come risultato, il livello di dopamina può diventare molto basso in assenza di droghe. La capacità di provare piacere in condizioni normali viene così fortemente ridotta. Solo la droga, in quantità sempre maggiore, sarà in grado di far rilasciare quantità di dopamina tali da far provare ancora piacere.

Cambiamenti duraturi anche dopo la cessazione dell’uso di cannabis

Questi cambiamenti nella struttura del cervello possono essere duraturi e persistere anche dopo che ne è cessato l’uso. Ad una maturazione cerebrale “alterata” possono corrispondere percezioni distorte di sé e del mondo, che a loro volta modificano il modo di pensare e provare emozioni e di conseguenza alterano il comportamento. L’uso di cannabis sembra quindi alterare il normale processo di sviluppo neuronale e rende i ragazzi più vulnerabili a sviluppare disturbi psichiatrici, quali Disturbi dell’umore, Disturbi d’ansia e Disturbi psicotici. Quanto più precocemente si usano droghe, tanto più aumenta la probabilità che si inducono tali alterazioni, che possono compromettere anche a lungo termine il funzionamento psichico dell’individuo. 

2021-09-21T12:38:08+02:00