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‘00100 Minori al Centro’: il progetto per i ragazzi delle periferie di Roma

Da Tor Bella Monaca a La Rustica, fino a Corviale, Montespaccato e Bastogi 2: un team di 15 operatori in strada a servizio degli adolescenti

Di Elisa Castellucci

Bastogi è un bastione di case popolari a nord-ovest della capitale, proprio a metà strada tra Quartaccio e il Bronx di Torrevecchia. Una periferia per anni teatro di storie di criminalità e violenza, ma poco conosciuta dai romani. ‘00100 Minori al centro’ è il progetto sulla devianza minorile attivo da due anni sulle periferie romane che è terminato a fine agosto. Gestito dalle Cooperative sociali Parsec e Il Cammino e finanziato dal Dipartimento Politiche Sociali di Roma Capitale, ha come obiettivo il sostegno ad adolescenti e la promozione di un rapporto positivo con i territori da loro abitati per capire le criticità presenti e individuare situazioni di disagio dei singoli. Da Tor Bella Monaca a La Rustica, fino a Corviale, Montespaccato e Bastogi 2, un team di 15 operatori tra psicologi, educatori, assistenti sociali, antropologi, mediatori culturali e linguistici dal lunedì al sabato è sceso in strada a servizio degli adolescenti, con un calendario fitto di attività disciplinate in base al tipo di azione da svolgere sul territorio.

DALLA SCUOLA ALLA PREVENZIONE ANTI-DROGA

Un’unità di contatto costante e presente per interventi che vanno dalla prevenzione all’uso delle sostanze stupefacenti alle attività dopo scuola, dai laboratori rap alla riduzione del rischio di devianza.

“IN PERIFERIA C’È CHI NON SI PUÓ PERMETTERE LA DAD”

Le parole della psicoterapeuta della cooperativa Parsec, Barbara Guadagni, responsabile di ‘00100 Minori al Centro’:

Siamo partiti nel 2019 e il primo evento ha riguardato, a seguito della costruzione di una relazione di fiducia con il gruppo, la realizzazione di un murale all’interno dello stabile. Rendere operativa e fruibile la mancanza di opportunità, derivata dalle profonde disuguaglianze, cercare di dar voce, ascoltare i bisogni. Noi per strada cercavamo di dare ospitalità ai desideri, con consulenze, aprendo sportelli o con aiuto nei compiti. Durante la pandemia incontravamo meno giovani e la maggior criticità emersa nella scuola, seconda agenzia educativa. I ragazzi vivono molto disagio nell’assenza di prospettive per il futuro, ma soprattutto nell’assenza visibile di possibilità determinate dal contesto periferico in cui crescono. Molti non se la possono permettere la didattica a distanza, sono fuori e senza prospettive. Siamo stati in posti dove non c’è connessione e quindi abbiamo assistito ad una vera e propria ‘disconnessione’ giovanile. Ci siamo resi conto dell’enorme divario sociale, in contesti dove i ragazzi ti raccontano che sono in sei in un bilocale e nessun pc. Se mai riuscirà il bando, abbiamo fatto una ricerca con duemila questionari su come i giovani vivono la ‘salute’, altri questionari invece indirizzati ad adulti sulle maggiori difficoltà nel ruolo genitoriale.

2021-10-13T14:53:07+02:00