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RECENSIONE| Back to the Outback, la nostra diversità dobbiamo tenercela stretta

Dal 10 dicembre su Netflix

La nostra diversità, che ci rende unici e uniche, dobbiamo tenercela stretta. Ormai è un concetto a cui siamo abituati a sentire ogni giorno. Per molti banale, per molti noioso. Ma spesso ce lo dimentichiamo e finiamo per lasciare che le nostre insicurezze prendano il sopravvento. Ed è qui che questo tema “banale” assume tutto un altro sapore. A cosa serve essere tutt* uguali? Non ci sarebbe confronto, non ci sarebbero dibattiti. Ma rimarremo tutti ancorati ad un unico pensiero. Saremmo parte di un unico dipinto monocolore, piatto e senza sfumature. Non dobbiamo vergognarci della nostra diversità perché è proprio quella particolare caratteristica che non ci rende ‘un oggetto in serie’. Ed è proprio questo ad essere al centro di Back to the Outback – Ritorno alla natura, l’avventura animata diretta da Clare Knight e Harry Cripps e disponibile dal 10 dicembre su Netflix

Al centro del racconto un gruppo di simpaticissimi animaletti pronti all’avventura. Maddie, un serpente velenoso dal cuore d’oro, il diavolo spinoso sicuro di sé Thorny Devil Zoe, il ragno peloso Frank e il sensibile scorpione Nigel vivono in uno zoo e sono i protagonisti di uno show per mostrare ai visitatori – grandi e piccoli – quanto siano ‘mostri cattivi’ e pericolosi quei teneri protagonisti che, in realtà, non farebbero del male nemmeno ad un fiore. A gestire la struttura e ad alimentare la diceria sulla pericolosità di questi animali è Chaz Hunt, il prototipo del macho australiano che combatte a mani nude con gli alligatori e sopravvive nella natura selvaggia per settimane. Ma in realtà è tutta apparenza perché, nel corso della storia, scopriamo come Chaz abbia tante fragilità. Il suo fan numero 1 è il figlio, che lo considera un eroe. Ma alla fine capisce, prima del padre, che non bisogna mai giudicare una persona o un animale dalle apparenze.

Stanchi di essere imprigionati in un rettilario questi dolcissimi animali – i ‘più letali’ del continente australiano -organizzano un’audace fuga dallo zoo verso l’Outback, un luogo dove possono finalmente sentirsi a casa senza essere giudicati per le loro squame o fauci. Se loro sono temutissimi, c’è chi è amatissimo. Si tratta di Pretty Boy: un piccolo e irresistibile koala che si rivela essere presuntuoso e vanitoso. È la celebrità dello zoo, tutti vogliono accarezzarlo e tuti vogliono scattare un selfie con lui. Un marsupiale così osannato tanto da dedicargli una serie di merchandise ed essere ripreso h24 da una telecamera mentre mangia, gioca, dorme e beve, creando uno show no-stop in live streaming. Un ritratto diretto e senza giri di parole della sovraesposizione mediatica, della fama sui social e dell’interesse ossessivo da parte del pubblico nello scoprire gossip sul personaggio noto, che diventa un oggetto sotto la luce dei riflettori.

Quando Maddie, Thorny, Frank e Nigel decidono di tornare nel loro habitat naturale, Pretty Boy si ritrova inaspettatamente coinvolto in questa avventura, lasciando così tutti i comfort nello zoo. 

Back to the Outback – Ritorno alla Natura non è un film che ha la pretesa di ‘spettinare’ il pubblico. È una storia semplice che va dritta al punto, non affonda nella psicologia dei personaggi. Pur rimanendo in superficie, e questo non vuol dire che sia superficiale, le tematiche della storia sono raccontate con credibilità e sono ancorate alla realtà. Questa pellicola, nella sua semplicità anche dal punto di vista dell’animazione, sa intrattenere (alcune battute sono davvero esilaranti) e sa farci riflettere sulla brutalità dell’essere umano nei confronti della flora e della fauna, sulla diversità, sulla realizzazione di se stessi e sul concetto di bellezza che va oltre l’aspetto esteriore. 

BACK TO THE OUTBACK, IL TRAILER

BACK TO THE OUTBACK, IL POSTER

2021-12-13T15:09:53+01:00