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Giorgia Soleri racconta a ‘Tonica’ gli otto anni di calvario causati dalla vulvodinia

L'influencer ha lanciato il suo appello per il riconoscimento "sociale, politico, medico ed economico di una malattia ancora sottovalutata"

giorgia soleri

Otto anni di dolori, fisici e mentali, fino a quando, 2 anni fa, quella sofferenza ha trovato un nome: vulvodinia. Giorgia Soleri, porta avanti la sua battaglia per il riconoscimento di questa patologia e dalle telecamere di Tonica, programma di Rai2 condotto da Andrea Delogu, ha lanciato il suo appello per il riconoscimento “sociale, politico, medico ed economico di una malattia ancora sottovalutata ma estremamente invalidante come la vulvodinia”. Parole forti quelle della Soleri, che hanno trovato grande riscontro anche tra le donne che hanno commentato il suo post.

“Se c’è una cosa che ho imparato in questi 26 anni di vita è che la condivisione è il contrario della solitudine, e che spezzare il silenzio raccontando le nostre storie per rendere coro ciò che era solo una voce è lo strumento più potente e rivoluzionario che abbiamo”, ha scritto Giorgia. “Così, un anno e mezzo fa ho deciso di mettere la mia, di storia, al servizio di chiunque ne avesse bisogno – me compresa. E nonostante ci sia ancora un grande tabù e venga percepito diversamente dire ‘mi fa male la vulva’ rispetto a un mal di testa o a una gamba rotta, ho scoperto braccia pronte ad accogliermi e voci pronte a raccontarsi”. E ancora: “Alcune di queste voci si sono unite, e oggi esiste il comitato @vulvodinianeuropatiapudendo fatto di professionisti e professioniste medico-sanitari, associazioni e pazienti-attiviste che proprio come me hanno rinunciato alla propria privacy per richiedere il diritto alla salute che ci spetta e che al momento non ci è riconosciuto. Grazie @andrealarossa per avermi dato la possibilità di parlarne a Tonica e far arrivare la mia voce, che poi è la voce di tante altre persone, in televisione. E se un anno e mezzo fa, quando ho iniziato a raccontare di questo incubo, mi avessero detto che sarei andata su Rai 2 probabilmente gli avrei riso in faccia. Oggi invece condivido questo post con le lacrime agli occhi, e riscopro con forza una consapevolezza che ormai ho da un po’: non ci fermeremo finché non vedremo i nostri diritti riconosciuti”.

 
 
 
 
 
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2022-03-09T16:25:56+01:00