Pfas, ormai li troviamo dappertutto. Anche nell’acqua, ahinoi. Diverse ricerche evidenziano questo fatto, a cominciare da quella di Forever Pollution Project. I ricercatori hanno mappato migliaia di zone contaminate in Europa, così da rilevare il pesante impatto ambientale di questi inquinanti. Anche in Italia non c’è da stare allegri quanto a Pfas.
Di recente Greenpeace ha dato via alla prima mappa della contaminazione da Pfas nelle acque potabili italiane. Il contatto prolungato con queste sostanze e coi pesticidi nell’acqua potabile rischia a lungo andare di compromettere la salute facendo aumentare i problemi ormonali, immunitari e il rischio di patologie croniche.

Come fare a proteggersi da questa ennesima minaccia per la nostra salute? I ricercatori di Vert, media indipendente francese che tratta tematiche legate all’ambiente, hanno analizzato alcune soluzioni in grado di aiutarci a diminuire la presenza di inquinanti come i Pfas nell’acqua potabile.
Pfas, trovate tracce nell’acqua potabile: come evitare questi inquinanti
Una prima soluzione anti-Pfas consiste nell’impiego di bastoncini di carbone vegetale (Binchotan), detti anche binchotan, da mettere sul fondo di una caraffa d’acqua per alcune ore. Questo metodo viene usato solitamente in Giappone per filtrare l’acqua. Però trattengono solo alcuni pesticidi e non i Pfas.

Ci sono poi le perle di ceramica, piccole palline d’argilla sempre da mettere sul fondo di una brocca d’acqua. La loro efficacia tuttavia non è confermata da studi scientifici. Una soluzione più efficace sembra quella delle caraffe filtranti, in grado di catturare i Pfas anche fino al 96% in alcuni modelli. Peccato che rimuovano anche sali minerali utili all’organismo umano.
Ma non è finita: esistono dei filtri per rubinetto in grado di collegare direttamente al rubinetto le cartucce di carbone attivo. Sono molto efficaci contro i Pfas a catena lunga (Pfoa) ma non contro quelli a catena corta. Hanno un costo variabile tra 150 e a volte anche oltre 150 euro. I filtri vanno sostituiti con regolarità e attenzione che sia presenta la certificazione NSF.
Infine abbiamo i filtri ad osmosi inversa da installare sotto il lavandino. Sono in grado di filtrare l’acqua grazie a vari strati di filtri. Il liquido poi, ad alta pressione, passa da una membrana sottile. Anche questo sistema elimina gran parte dei Pfas (oltre il 90%) ma anche sali minerali benefici come il magnesio.
I filtri a osmosi costano diverse centinaia di euro e vanno sostituiti ogni anno. Visto che l’acqua filtrata lascia una porzione di liquido inquinato che deve essere smaltito, si può che questi filtro spostino il problema invece di eliminarlo.