Si fa presto a dire riso. Non sempre quello che portiamo sulle nostre tavole è di qualità. È quanto risulta, ahinoi, da un’indagine della rivista Il Salvagente. Sono state analizzate in laboratorio dodici confezioni di riso arborio. I risultati dell’esame hanno fatto emergere delle criticità che non si possono trascurare e tanto meno ignorare.
Parliamo della presenza di metalli pesanti, ma anche di difetti nei chicchi e perfino di residui di pesticidi. I livelli riscontrati, va detto, rientrano ancora nei margini di errore tollerati dalla legge. Ma davvero per poco, fa notare Il Salvagente. Rimane il fatto che i livelli sono tutt’altro che confortanti trattandosi di prodotti di largo consumo.

Il test svolto da Il Salvagente ha portato alla luce, oltre ai contaminanti, problemi anche nella qualità del prodotto. La normativa fissa limiti ben precisi per quanto riguarda i difetti visivi. Pensiamo ai chicchi rotti, a quelli di altre varietà e a quelli danneggiati dal calore (potenziali indicatori di qualche alterazione fungina).
Riso arborio, risultati preoccupanti ai test per tre celebri marche
La pecca principale, se così possiamo chiamarla, sta però nella presenza dell’arsenico organico. L’Organizzazione mondiale della sanità ha classificato come cancerogena questa sostanza. Dagli esami de Il Salvagente è risultata presente – e in alte concentrazioni – in quasi ogni campione analizzato, con delle punte preoccupanti.
Fa pensare infatti il picco rilevato nel riso Carosio (Lidl) che ha superato i limiti fissati dalla legge. Non solo: nel Riso Vignola bio è emerso un valore alto, oltre la soglia consentita, del cadmio. Si tratta di un altro metallo pesante cancerogeno associato all’utilizzo di fertilizzanti. C’è poi il problema dei pesticidi, in riferimento ai quali fortunatamente la concentrazione non appare estesa.

Tuttavia c’è un’eccezione: quella del captan, un fungicida trovato in diversi campioni e talvolta anche in concentrazioni rilevanti. Passando ai difetti visivi, nel Riso Gallo i ricercatori hanno riscontrato la presenza di chicchi di varietà diverse. La percentuale ha toccato il 6,84%, superiore alla soglia consentita del 5%. Nel lotto Curtiriso, invece, è stata rilevata la soglia massima tollerata (0,05%) di chicchi danneggiati dal calore.
Una buona notizia però: le analisi hanno escluso la presenza di micotossine. Fortunatamente non ci sono solo note negative. Ogni campione analizzato conteneva effettivamente la migliore varietà per i risotti – ovvero il riso arborio – e in nessun prodotto sono stati trovati chicchi parboiled. Ai dodici marchi analizzati sono stati poi assegnati dei voti finali.
Il giudizio ha considerato la presenza di metalli pesanti, pesticidi e difetti nei chicchi. I tre marchi che hanno ottenuto i peggiori risultati nei test de Il Salvagente sono stati Riserva Gallo, LIDL Carosio e il Riso Vignola Bio.