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Scoperta shock: c’è una mummia nella statua del Buddha

ROMA – Uno studio eseguito su un’antica statua di un Buddha di 1000 anni fa ha rivelato una scoperta inquietante: racchiuso all’interno dell’artefatto d’oro, c’è la mummia di un monaco. Secondo l’esperto di buddismo Erik Bruijn, i resti umani appartenevano a un maestro buddista Liuquan, della scuola di meditazione cinese. La TAC e l’endoscopia sono […]

23 Febbraio 2015

statua-buddha-resti-mummiaROMA – Uno studio eseguito su un’antica statua di un Buddha di 1000 anni fa ha rivelato una scoperta inquietante: racchiuso all’interno dell’artefatto d’oro, c’è la mummia di un monaco.
Secondo l’esperto di buddismo Erik Bruijn, i resti umani appartenevano a un maestro buddista Liuquan, della scuola di meditazione cinese.
La TAC e l’endoscopia sono state eseguite dal Museo Drents dal Meander Medical Centre in Olanda.
Gli organi sono stati rimossi prima di incassare il corpo nella statua, una pratica di mummificazione standard.
Quello che ha sorpreso gli esperti, in realtà, sono dei rotoli di carta scritti in cinese, collocati al posto degli organi.
La presenza di una mummia in una statua di un Buddha, infati, non è inusuale.
A quanto pare, i grandi maestri buddisti attuavano unaz forma di auto-mummificazione per raggiungere lo stato di Buddha.
In sostanza, la meditazione continuava dopo la morte, una pratica nota come Tukdam.

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Per i primi 1.000 giorni, i monaci cessavano di alimentarsi, ad eccezione di noci, semi, frutti e bacche e si impegnavano in una vasta attività fisica per spogliarsi di tutto il grasso corporeo.
Nei successivi 1000 giorni, la loro dieta si limitava a corteccia e radici.
Verso la fine di questo periodo, bevevano tè velenoso ricavato dalla linfa dell’albero Urushi, che causava vomito e una rapida perdita dei fluidi corporei.
Agiva anche come conservante, uccidendo vermi e batteri che avrebbero potuto causare la decadenza del corpo dopo la morte.
Nella fase finale, dopo più di sei anni di tortuosa preparazione, il monaco si chiudeva da solo in una tomba di pietra appena più grande del suo corpo, dove sarebbe andato in uno stato di meditazione, rimanendo seduto nella posizione del loto fino alla sua morte.

Un piccolo tubo forniva ossigeno alla tomba.
Ogni giorno, il monaco suonava una campana per far sapere al mondo esterno che era ancora vivo.
Quando non si udiva più il suono della campana, il tubo per l’aria veniva rimosso e la tomba sigillata per mille giorni.

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Alla fine di questo periodo, la tomba veniva aperta per controllare se il monaco avesse avuto successo nella sua auto-mummificazione.
Se il corpo era conservato, il monaco era salito al rango di Buddha, il suo corpo veniva rimosso dalla tomba e posto in un tempio dove veniva adorato e venerato.
Se il corpo era decomposto, il monaco veniva richiuso nella sua tomba e rispettato per la sua resistenza, ma non adorato.

2017-05-15T16:49:46+02:00