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Gravity nella realtà: i più grandi disastri spaziali della storia

L'agghiacciante prospettiva del film di Alfonso Cuarón non è poi così lontana dalla realtà

10 Febbraio 2017

gravity grandi disastri spaziali della storiaROMA – L’agghiacciante prospettiva di Gravity non è poi così lontana dalla realtà.
Nel film vincitore di 7 premi Oscar (tra cui Miglior regia ad Alfonso Cuarón), gli astronauti dello Space Shuttle Explorer rimangono vittima di un incidente spaziale.
Un’onda di detriti di un satellite colpisce la navetta lasciando i due protagonisti Ryan Stone (Sandra Bullock) e Matt Kowalsky (George Clooney) alla deriva nello spazio.
Una catena di eventi (alcuni dei quali, forse, un po’ troppo fantascientifici) porterà al sacrificio di uno per la salvezza dell’altro.

Colpisce del film il paesaggio mozzafiato che ha per protagonista la Terra, immagini reali del nostro pianeta messe a disposizione dalla NASA.
Una splendida fotografia che si scontra con una disastrosa tragedia.

Sebbene il disastro narrato in “Gravity” sia una storia inventata, la NASA e le altre agenzie spaziali mondiali sono da sempre consapevoli dei rischi dei viaggi spaziali.
In passato il mondo ha dovuto fare i conti con una alto numero di incidenti, alcuni dei quali hanno segnato per sempre il futuro delle missioni.

Ecco alcuni dei più grandi disastri spaziali della storia

apollo 1 Apollo 1, 1967

Anche se non è avvenuto nello Spazio, l’incendio dell’Apollo 1 è ricordato come la prima tragedia legata alle missioni spaziali della NASA.
Il 27 gennaio del 1967 gli astronauti Gus Grissom, Ed White e Roger Chaffee erano all’interno della loro capsula equipaggio alla stazione di Cape Canaveral, Florida, conducendo una prova del veicolo,programmato per il lancio di una missione orbitale meno di un mese più tardi.
Scoppiò un incendio, e tutti e tre i membri dell’equipaggio rimasero bloccati nella capsula senza via d’uscita.
L’equipaggio ha lottato per uscire.
I tecnici sono corsi cercando di combattere il fuoco con estintori con a maschere respiratorie difettose.
Finalmente, la porta era aperta, ma ormai era troppo tardi.

soyuz 1Soyuz 1, 1967

Il primo incidente mortale in una missione spaziale avvenne al cosmonauta sovietico Vladimir Komarov, quando la capsula Soyuz 1 si schiantò sul suolo russo al suo rientro da una missione spaziale il 24 aprile 1967.

L’incidente fu causato da malfunzionamenti del paracadute di frenata della navicella spaziale che non si aprì al comando.
Komarov precipitò al suolo ad una velocità di 40 metri al secondo.

L’impatto fu violentissimo: per il cosmonauta non vi fu alcuna possibilità di sopravvivere.

apollo 13Apollo 13, 1970

La missione Apollo 13 è ricordata come il più famoso ‘fallimento di successo’ della NASA.
La sera del 13 aprile, quando l’equipaggio era a 321.860 chilometri dalla Terra, in prossimità della Luna, il controllore di missione Sy Liebergot vide un segnale di avviso della pressione su un serbatoio di idrogeno dell’orbiter Odyssey.
Venne richiesto all’equipaggio di eseguire la procedura di routine di rimescolamento, ma improvvisamente, il serbatoio dell’ossigeno numero 2 del modulo di servizio esplose.
Il modulo di comando Odyssey era ormai fuori uso e l’equipaggio si trasferì quindi in Aquarius, il lander.
Il 17 aprile 1970, 4 giorni dopo la fatidica frase “Huston, abbiamo avuto un problema!”, Lovell, Haise e Swigert riuscirono a tornare sulla Terra, con un ammaraggio di emergenza nell’Oceano Pacifico.

salyut 1Salyut, 1971

La Saljut fu la prima stazione spaziale.
Il 7 giugno del 1971 fu raggiunta dalla Sojuz 11, con a bordo gli astronauti Georgi Dobrovolski, Viktor Patsayev e Vladislav Volkov.

Dopo 23 giorni nella stazione, l’equipaggio si preparava a tornare sulla Terra.
Tuttavia, lo sgancio tra la stazione e la Sojuz non avvenne correttamente e l’aria presente all’interno navetta fuoriuscì.

Quando la capsula atterrò sulla Terra le squadre di recupero la aprirono trovarono morto l’intero equipaggio per asfissia.

chllengerChallenger, 1986

Il 28 gennaio 1986, lo space shuttle Challenger della NASA si disintegrò appena 73 secondi dopo il lancio, uccidendo Francis “Dick” Scobee, Ronald McNair, Mike Smith, Ellison Onizuka, Judy Resnik, Greg Jarvis e la civile Christa McAuliffe, che avrebbe dovuto essere la prima insegnante nello Spazio.

L’analisi dimostrò che il disastro fu causato dal malfunzionamento di una guarnizione, chiamata O-ring, che consentì al gas caldo sotto pressione e alle fiamme di fuoriuscire e toccare il serbatoio esterno, provocando un cedimento strutturale. Con la rottura del serbatoio esterno, il Challenger, che viaggiava a Mach 1.92 a un’altezza di 14.000 metri venne avvolto completamente nel fuoco esplosivo.
Sotto gravi carichi aerodinamici, lo shuttle si disintegrò sopra l’Oceano Atlantico un minuto e 13 secondi dopo il lancio.
Frammenti del orbiter, tra cui il compartimento dell’equipaggio, sono stati poi recuperati al largo della costa della Florida centrale.

columbiaColumbia, 2003

Il 1 febbraio 2003, lo shuttle Columbia si disintegrò durante la fase di rientro nell’atmosfera terrestre, uccidendo i sette astronauti a bordo.
Un’ inchiesta ha stabilito che un grande pezzo di schiuma isolante cadde dal serbatoio esterno dello shuttle e colpì fatalmente l’ala al momento del lancio.
Durante i 16 giorni dell’equipaggio nello Spazio, la NASA stava indagando sulla possibilità che del materiale si fosse staccato durante il lift off.
Circa 82 secondi dopo il decollo del Columbia, un pezzo di schiuma si staccò dalla struttura attaccata al serbatoio esterno della navetta.

Persero la vita tutti e 7 i membri dell’equipaggio, gli astronauti Rick Husband, Michael Anderson, David Brown, Kalpana Chawla, Laurel Clark, William McCool e Ilan Ramon.
In quel momento, il Columbia era vicino a Dallas, viaggiando a 18 volte la velocità del suono e ancora a 61 km dal suolo.

2017-05-04T15:48:04+02:00