ROMA – Un mistero lungo 106 anni quello delle cascate di sangue del lago Bonney in Antartide. Un fenomeno naturale che, oggi, ha trovato una risposta scientifica definitiva.
Il lago Bonney e le sue cascate di sangue
Uno spettacolo naturale, meraviglioso e allo stesso tempo inquietante, quello apparso agli occhi del geologo Griffit Taylor nel lontano 1911. Nel corso di un’esplorazione dell’Antartide la vista del Lago Bonney, nelle Valli Secche di Murdo, alimentato da cascate color rosso sangue deve aver lasciato la spedizione senza fiato. Acqua salata proveniente dalla montagna, nelle distese infinite e bianche del ghiaccio antartico, dal colore rosso sangue. Un fenomeno che i primi ricercatori hanno spiegato con la presenza massiccia di alghe. Una motivazione che però non poteva reggere tanto da abbandonare presto la scena a favore della presenza di materiali ferrosi presenti nell’acqua. Da qui il color ruggine o rosso sangue.
La cascate di sangue, la soluzione finale
Alghe e materiale ferroso potevano giustificare il colore rosso dell’acqua ma non il fatto che l’acqua fosse salata e, soprattutto, non ghiacciata. Gli studi di diversi gruppi di ricercatori si sono susseguiti per ben cento anni senza arrivare ad una spiegazione valida e definitiva. Almeno fino ad oggi. La parola fine al mistero delle cascate di sangue arriva dalla squadra di ricercatori dell’Università dell’Alaska-Fairbanks e dell’Università del Colorado. Con loro mezzi tecnologici mai utilizzati prima. Questa la soluzione dell’enigma. Una riserva idrica di acqua salmastra è stata intrappolata, milioni di anni fa, a quasi 400 metri di profondità. L’acqua sgorga nel lago di Bonney attraverso cunicoli sotterranei scavati nella roccia e nel ghiaccio. L’acqua risulta non ghiacciata proprio perché salata e ferrosa, l’acqua di mare e quella ferrosa ghiacciano a temperature molto più basse di quella dolce. Le alti dosi di ferro, poi, si ossidano a contatto con l’aria donando al liquido proprio quel particolare colore rossastro.