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Rap in transizione. L’intervista a Blayk

Il rapper ai nostri microfoni

ROMA –  Crescere col mito di Tupac, di Notorious B.I.G, di 50 Cent e Snoop Dog, Eminem e Lil Wayne ti porta inevitabilmente ad appassionarti al rap. Nasce così il viaggio nella musica di BLAYK, all’anagrafe Marco Donisi.

Un mese fa è uscito il suo nuovo disco, Transition, per N.I.C. United, la neonata etichetta della Nazionale Italiana Cantanti, pensata per dar spazio a giovani artisti di talento e distribuita da Believe Digital.. Un disco che, come ha spiegato Marco a Diregiovani, è “un viaggio introspettivo”. 

“È la mia fase di transizione nella quale sono arrivato ad avere nuove consapevolezza rispetto a quelle che avevo in  precedenza”, ha aggiunto. Quattordici i brani nel disco, sintesi perfetta di quello che è Blayk come artista: un rapper alla ricerca di suoni contemporanei ma lontani da quelli che si possono sentire nei brani di altri colleghi. 

“Trama”; “Intro”; “Transition”; “In Autostop”; “Le sorriderò (nonostante tutto)” feat. Fedy; “Cicatrici”; “Passo e chiudo / Rap Samurai freestyle”; “Tutto o niente”; “Astratto” feat. Twice; “Fino a perderci”; “Non sa amare”; “Non siamo solo questo” feat. Fedy; “Outro”

Prima di “Transition”, Blayk di gavetta ne ha fatta. Crescendo ha riscoperto il rap italiano e ha modellato il suo stile in base ai suoi ascolti. Tra i suoi artisti di riferimento presto sono rientrati il TruceKlan, i Club Dogo, Fabri Fibra e Marracash.

Nel 2008 così registra un mixtape sperimentale, “Wild Coast”. Nel 2012, a seguito di un incidente automobilistico, realizza un progetto di 16 tracce dal titolo “La fenice”, con una chiara allusione alla personale rinascita dalle ceneri. Poi, un altro stop e un lavoro in altri ambiti.

Solo qualche anno dopo decide di riprendere in mano la penna e di tornare ad esprimersi con la musica, dando vita a “Transition”, l’album che Blayk desiderava da tempo.

2019-06-14T16:34:03+02:00