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Amnesty kids in azione contro le parole d’odio

Più di mille messaggi portati al Miur dai ragazzi di 'Io rispetto'

ROMA – “Caro Marco Bussetti, io vorrei che lei mettesse una nuova legge. Nelle scuole italiane non ci devono essere bullismo, violenza, odio e parole che possono essere offensive. Grazie”. Il messaggio di Anna è solo uno dei 1100 fogli raccolti nelle 400 classi che hanno partecipato ad ‘Amnesty kids’, il progetto promosso da Amnesty International nell’ambito dell’iniziativa ‘Io rispetto’.

Questa mattina una delegazione di ragazzi è stata ricevuta al ministero dell’Istruzione per invitare le istituzioni a prendere provvedimenti contro il fenomeno dei discorsi di odio e del cyberbullismo. “Ho capito che le parole possono essere davvero armi- racconta la studentessa Serena- Per questo è necessario allenarsi per riconoscere l’odio e contrastarlo, perché l’odio si nasconde e si traveste in frasi che abbassano le nostre difese”.

I ragazzi dell’istituto Orazio di Pomezia e Guido Milanesi di Roma, presenti all’incontro, hanno presentato il progetto e avanzato proposte per cambiare le cose. Per Mattia, bisogna prevenire e non curare, ad esempio introducendo una figura che possa occuparsi di questi aspetti all’interno della scuola, perché “ci sono tantissimi fenomeni di bullismo tutti i giorni, e quindi ci deve essere una persona che ci tuteli”.

Nell’anno scolastico 2018/2019 sono stati più di 10mila gli alunni della scuola primaria e secondaria di primo grado che, insieme ai loro insegnanti, hanno partecipato ad ‘Amnesty Kids’ per ragionare insieme sul potere delle parole e sul legame tra libertà di espressione e diritti umani. “Il discorso d’odio è una causa del bullismo ed è un fenomeno più vasto perché invade anche luoghi virtuali- ha detto all’agenzia Dire Emanuele Russo di Cifa onlus, tra i promotori del progetto- anche se non lo rendono esplicito, i ragazzi assorbono quello che leggono e ne sono influenzati. Bisogna creare un discorso alternativo”.

Al termine del percorso in classe, gli studenti hanno deciso di passare all’azione portando direttamente i loro messaggi al ministro dell’Istruzione, che su twitter li ha ringraziati scrivendo: “stiamo lavorando ad una nuova scuola raccontando che non c’è spazio alcuno per la sopraffazione e la violenza”. “Ognuno di noi ha il diritto di dire quello che vuole- conclude Gaia- ma quello che chiediamo noi è soffermarci su quello che stiamo per dire e chiederci come ci potremmo sentire se fossimo dall’altra parte”. 

2019-05-29T16:50:17+02:00