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Start the change: le testimonianze dei protagonisti

Il progetto europeo triennale

BOLOGNA – Arrivano dal progetto ‘Start the change’, i ragazzi e le ragazze che vogliono “attivarsi per il cambiamento”. Negli ultimi tre anni, a centinaia, insieme a decine di insegnanti da 12 paesi europei, hanno lavorato sull’analisi dei processi di partecipazione e sulla relazione tra migrazioni e diseguaglianza globale. Tra di loro anche ragazze e ragazzi di sette città piemontesi. Hanno mappato le realtà locali che si occupano di questi temi, intervistato migranti e testimonial, intessendo reti, organizzando eventi pubblici di sensibilizzazione.

Attraverso momenti di formazione, scambio, manifestazioni in piazza ed eventi, hanno lavorato per migliorare l’offerta educativa con modelli di educazione alla cittadinanza globale per contribuire al raggiungimento degli obiettivi di sviluppo sostenibile entro il 2030. Una loro rappresentanza ha partecipato a un camp internazionale a Lampedusa, in occasione della giornata della memoria del 3 ottobre 2019, durante il quale 45 giovani da 12 paesi europei hanno redatto la Carta di Lampedusa, dopo aver incontrato persone rifugiate e migranti e associazioni, per condividere obiettivi e valori. Ma soprattutto per far sì che le ragazze e i ragazzi partecipanti si facessero megafono tra altri giovani della realtà di Lampedusa sulle cause della migrazione, dalla povertà alla crisi climatica, dallo sfruttamento delle risorse e accesso all’acqua alla corruzione e persecuzioni.

Il progetto si è concluso con la pubblicazione di kit e materiali a disposizione di insegnanti e ragazzi che vogliono attivarsi sui temi della migrazione, della sostenibilità ma anche della partecipazione politica e dell’attivismo, tra cui la guida ‘8 Passi per Diventare un Changemaker’ www.startthechange.eu/changemaker/it/homepage-it.

Marta Cheinasso, 19 anni, ha iniziato il percorso a 16 anni, ha partecipato al camp a Granada in Spagna nel centro di sostenibilità e di economia circolare e ora è al primo anno di giurisprudenza. Vorrebbe lavorare nell’ambito dell’immigrazione e racconta: “del camp che ho fatto a Granada, oltre a tutti gli strumenti acquisiti durante le attività di gruppo che abbiamo fatto, ciò che mi rimane di più prezioso sono tutte le relazioni con le persone che ho conosciuto, perché eravamo una decina di ragazzi da Italia, Francia, Spagna, Croazia e Austria. Ed è stato bello vedere che ci sono altri giovani che hanno la mia stessa voglia di impegnarsi e di cambiare le cose, che hanno sogni e progetti in cui credono, che vogliono mettersi in gioco per il cambiamento. È stato bellissimo potermi confrontare con loro e siamo rimasti in contatto; pensavamo di provare a scrivere insieme un progetto per Erasmus plus”.

Roberto Varone, responsabile di Cisv, racconta alla Dire che “le ragazze e i ragazzi hanno sviluppato diverse competenze, oltre alla conoscenza più diretta dei temi, oltre alle esperienze dei campi internazionali e delle attività a livello locale, come il lavoro di squadra e le competenze organizzative perché hanno realizzato e coordinato eventi”. E in merito alle modalità di coinvolgimento dei partecipanti Varone spiega: “Noi storicamente lavoriamo molto con le scuole quindi abbiamo contatti diretti con docenti e studenti, mentre alcuni partecipanti sono arrivati al progetto tramite i contatti dei partner sul territorio piemontese”. “Attualmente- conclude Varone- La linea di finanziamento europea su questo genere di progetti è bloccata da due anni e in attesa di nuovo bando quindi continuiamo ad attendere”.

2021-04-29T17:49:12+02:00