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Ma quanto Ariosto c’è in Harry Potter?

Elisa Manganiello I.C. Pallavicini-plesso Bachelet-Roma

Nei libri di Harry Potter appare un ippogrifo, una strana creatura con la testa di aquila, le zampe con gli artigli, le ali ricoperte di piume e il corpo di un cavallo.

La stessa creatura si trova nell’ORLANDO FURIOSO di Ludovico Ariosto, scrittore del Cinquecento, nel quarto canto.

Ma l’autrice di Harry Potter, J. K. Rowling, non ha mai dichiarato di aver tratto ispirazione da Ariosto, tuttavia è noto che la scrittrice inglese è un’appassionata di opere epiche e leggende medievali, quindi ha tratto ispirazione da una raccolta di Thomas Bulfinch.

Però certamente quest’ultimo conosceva bene l’Orlando furioso, infatti egli considera Ariosto uno dei principali poeti italiani che hanno cantato le avventure dei paladini di Carlo Magno.

È vero quindi che la Rowling si è ispirata alla descrizione di scrittori precedenti, ma anche lo stesso Ariosto sii era ispirato ad autori della mitologia greca, come lo scrittore satirico greco Luciano di Somosata (II sec. a.C.) che parlava di “ippogipi”.

Lo scrittore argentino Jorge Luis Borges sosteneva che i libri ricordano e rievocano altri libri come in una catena infinita in cui è compito del lettore trovare i vari legami, come i fili di una grande ragnatela.


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I.C. Pallavicini-plesso Bachelet-Roma

2016-05-02T10:49:06+02:00