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Peter Fill nella leggenda

Giulio Bacci Liceo Classico “Galileo” di Firenze

 

Inutile girarci intorno più di tanto: Peter Fill ha fatto la Storia! Mai nessuno sciatore Italiano, infatti, era riuscito ad aggiudicarsi il titolo di Campione del Mondo nella “disciplina madre”, la discesa libera. Il successo ha dell’incredibile ed anche del meraviglioso, considerando che sul terzo gradino del podio di specialità può festeggiare un altro italiano: Dominik Paris. Sicuramente, Fill deve il suo successo anche alla cattiva prestazione nell’ultima gara di Paris ed alla caduta di Svindal a Kitzbuhel, ma stare ora ad esaltare gli altrui demeriti sarebbe tanto stupido quanto inutile. Come giustamemte detto dal Campione pochi minuti dopo il trionfo, ha ricevuto il degno e meritato premio per la sua continuità, per la costanza mantenuta tutto l’anno, senza mai scendere dalla Top10, eccezion fatta per la sfortunata caduta di Santa Caterina. La stagione era iniziata bene, con il secondo posto ottenuto in quel di Lake Louis, Canada, mentre nella seconda gara Fill aveva subito abbandonato il podio, arrivando solo ottavo negli Stati Uniti, precisamente a Beaver Creek. Nella gara di casa, sulla Saslong della Val Gardena, arrivò un discreto quarto posto, ma Fill tornò subito ad ottenere un risultato abbastanza negativo nella prima corsa del 2016, sulla mitica pista di Wengen in Svizzera. Una settimana dopo è arrivata la Streif, una delle piste più famose e belle di tutto il circuito, che ha sempre offerto profonde soddisfazioni agli Italiani, e anche quest’anno è stato così: Peter Fill ha ottenuto la prima vittoria dell’anno al termine di una discesa entusiasmante. Nella tedesca Garmisch, però, non ha saputo ripetersi, ottenendo semplicemente un undicesimo posto, per la prima volta fuori dai migliori dieci; quindi il circo bianco è volato in Corea, a Jeongseon, dove per Fill è arrivato un quarto posto che esalta ma che lascia anche l’amaro in bocca, considerati i pochi millesimi per cui è sfumato il podio. Ancora fuori dai tre gradini a Chamonix, in Francia, dove Fill porta a casa un quinto posto che per questione di veramente poco sarebbe potuto essere un quarto; tre settimane dopo, a Kvitfjell in Norvegia, giunge una deludente decima posizione ex-aequo, ma si arriva al 16 marzo 2016, giorno che sarà sicuramente ricordato. È la discesa di St. Moritz, in Svizzera, e la Coppa del Mondo è cosa a tre: Aksel Lund Svindal, Dominik Paris, Peter Fill. Il primo non può gareggiare, è infortunato al legamento dalla gara di Kitzbuhel, il secondo risente delle difficile condizioni della pista e del meteo, facendo sì che a Fill, praticamente, basti non cadere. Saranno stati i 101 secondi più lungh della sua vita, interminabili, eterni, sciati bene, con prudenza e mirati ad arrivare in fondo: una volta al traguardo, non era ancora sicuro, ci ha messo un po’ a capire e realizzare quanto accaduto, ma una volta resosene conto si è lasciato andare alla gioia sfrenata ed all’abbraccio dell’amico, ancor prima che rivale e compagno, Dominik Paris. Oltre ad una soddisfazione personale, a 33 anni compiuti, impagabile, il successo di Fill è arrivato in una data storica e memorabile per lo sci Italiano. Non solo la vittoria nella Coppa di Specialità per Fill, ma anche il terzo posto in coppa di Paris, stanno a significare che il nostro sci sta tornando grande, sta provando a competere con le altre nazioni europee e non, che sono veramente colossi di questo sport. Noi, comunque, abbiamo sempre dimostrato che ci siamo, che valiamo tanto e – perchè no? – che possiamo dare parecchia noia a tutti. Quindi, il nostro sci deve ripartire e continuare da qui, per far capire definitivamente a tutti che, anche quando si parla di sci, all’Italia si deve portare rispetto, e possibilmente paura. Sempre.

Giulio Bacci
Classe 2D – Liceo Classico “Galileo” di Firenze

2016-05-10T16:22:19+02:00