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Ragazzi che navigano nello spazio che non esiste. Internet: uso e abuso, cosa fare?

L'età della popolazione di Internauti si va sempre più estendendo e comprende anche bambini di 8-9 anni, in certi casi anche più giovani

27 Dicembre 2016

ROMA – Attualmente l’età della popolazione di Internauti si va sempre più estendendo e comprende anche bambini di 8-9 anni, in certi casi anche più giovani. Le generazioni google, così come vengono chiamati i rappresentanti più giovani dei nativi digitali, hanno in comune l’ovvia dimestichezza con tutto ciò che è tecnologico, ma spesso non conoscono i tradizionali giochi da tavolo e soprattutto si annoiano nel farli. Sono esperti di chat, attivazioni, password e app, ma se gli si chiede come fanno a proteggersi dai pericoli della rete minimizzano e sorridono probabilmente dell’ingenuità che suppongono insita nella domanda. Sono i nativi digitali gli esperti e il divario con gli adulti nati nell’epoca “analogica” è evidente. La difficoltà è nel trovare un linguaggio comune, informato e pertinente che permetta all’adulto di capire maggiormente i ragazzi e non lasciarli soli a navigare nell’intricato mondo digitale.

Incontriamo quotidianamente bambini che parlano e si comportano come giovani adulti competenti e informati, ma spesso incapaci di giocare, di creare, costruire e di divertirsi con tutto ciò che sta al di fuori del mondo digitale, insomma tutto meno che bambini. Una delle conseguenze più comuni è che questi bambini non tollerino la benché minima frustrazione abituati ad ottenere tutto e subito con un semplice click. Tutto questo comporta un gap tra aspetto emotivo e cognitivo da cui scaturisce l’aumento tra i bambini anche molto piccoli di paure, fobie e comportamenti ossessivo-compulsivi, ma anche di difficoltà relazionali e sociali a più livelli. Gli adolescenti spesso raccontano di parlare per ore sulle chat con i loro amici virtuali e di non riuscire a dire una parola quando si trovano vis a vis. Molte “storie” nascono su internet, si svolgono e vengono quasi interamente vissute online e finiscono in rete.

I bambini e i ragazzi, ma anche moltissimi adulti oggi sono spesso in qualche modo e in qualche forma dipendenti dalla tecnologia. Pochi ne sono esenti e se ne difendono, ma la maggior parte dei preadolescenti e degli adolescenti vogliono e hanno bisogno di far parte di quel mondo, pena il senso di esclusione. I ragazzi che rischiano maggiormente sono quelli che hanno difficoltà di relazione e nell’area affettiva in generale, per i quali questo sconfinato e affascinante mondo parallelo rappresenta in qualche modo “un rifugio”.

Quali sono i segnali per capire che c’è bisogno di intervenire? I segnali sono diversi a seconda dell’età e della problematica. In generale si può assistere a un graduale disinvestimento dalle normali attività scolastiche e di relazione e a una chiusura in un mondo privato e non condivisibile. Si assiste spesso a irritabilità e nei casi più gravi possono esserci delle vere e proprie crisi di rabbia nei confronti di chi rappresenta un elemento di disturbo e di interruzione del rapporto col mondo virtuale. Il rischio è il progressivo distacco dalla realtà con conseguenze molto gravi per l’equilibrio psico-fisico del ragazzo/bambino. Se il minore è vittima di cyberbullismo possono prevalere la vergogna, la paura del giudizio e la timidezza, il ragazzo può chiudersi ulteriormente, colpevolizzarsi, può diventare improvvisamente taciturno e triste. Questi sono segnali di malessere che il genitore deve prendere in considerazione. Anche se può inorgoglire vedere il proprio figlio che a 6 anni usa il computer o il cellulare come un adulto e a 10 insegna ai genitori ad usare le nuove tecnologie, è proprio allora che bisognerebbe essere più vigili e presenti. Bisognerebbe imporsi di dare al proprio figlio anche la possibilità di giocare insieme o fare delle attività (non tecnologiche possibilmente), costruire o creare qualcosa insieme, bisognerebbe documentarsi e parlare con lui dei pericoli legati alla rete, e forse cosa più importante, impegnarsi soprattutto nel conoscere lui e il suo mondo nelle varie fasi della vita. Infatti ciò che può proteggere realmente i ragazzi dai pericoli connessi alla rete è la vicinanza emotiva col mondo adulto di riferimento: i ragazzi si aspettano di essere ascoltati e sostenuti dagli adulti e non esclusivamente giudicati o controllati.

Ma prima di far questo bisogna essere informati, l’adulto ha il dovere di informarsi e di informare i figli dei rischi che si corrono nell’essere sempre connessi in rete: se i ragazzi hanno qualche sospetto su uno o più contatti, è opportuno bloccarli nell’attesa di capire chi sono o eliminarli direttamente; non devono mai accettare l’amicizia di persone che hanno pochi amici e poche foto sul profilo, probabilmente sono fake; se dovessero essere presi di mira su una chat o sui social network e non si vogliono confidare con i genitori, consigliargli di cercare comunque un aiuto nel mondo adulto, un parente, un fratello più grande, un insegnante, lo psicologo scolastico, ecc.; non diffondere e non pubblicare mai foto compromettenti, anche se la persona a cui la vogliono inviare è secondo loro fidata; se si accetta di incontrare qualcuno conosciuto in rete, non andare mai da soli all’incontro, ma sempre in compagnia e in posti frequentati da altre persone e infine trasmettere ai bambini e ai ragazzi il messaggio che si può risolvere tutto, l’importante è avere il coraggio di chiedere aiuto alle persone giuste.

Equipe IdO

2017-11-06T15:59:12+01:00