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Tiangong-1, rientro sulla Terra il primo aprile? Le ultime news

I dati forniti dall'Agenzia Spaziale Italiana stimano il rientro i Tiangong-1 per il 1 aprile, alle 4:50 ora italiana, con incertezza di circa 20 ore.

Tiangong-1 (Palazzo Celeste-1), è la prima stazione spaziale della Cina ed un laboratorio spaziale sperimentale. Il suo obiettivo principale è stato quello di testare e gestire le tecnologie relative all’avvicinamento ed attracco in orbita. È identificabile con il suo codice UN COSPAR ID 2011-053A. È stata lanciata il 30 settembre 2011 alle 03:16:03:507 ora universale, a bordo di un razzo Long March 2F/G dal centro di lancio satellitare di Jiuquan, nel deserto dei Gobi, Mongolia continentale, Cina. Una missione senza equipaggio e due con equipaggio, eseguite dalla navicella Shenzhou (navetta divina), hanno avuto luogo durante la durata operativa della stazione.

La stazione spaziale cinese cadrà in Emilia-Romagna?

E’ molto remota la possibilità che i frammenti della stazione spaziale cinese Tiangong-1, in caduta libera verso la Terra, precipitino in Italia nella notte di Pasqua. Ancora più improbabile che questo avvenga in Emilia-Romagna. Nel caso succeda davvero, però, la Protezione civile regionale è già allertata e pronta a intervenire.

Ai cittadini, invece, la raccomandazione di non toccare gli eventuali frammenti spaziali caduti al suolo. Il monito arriva dal Comune di Cesena, che risponde così ai tanti cittadini che in queste ore si stanno rivolgendo preoccupati alle strutture della Protezione civile del territorio.

Che i pezzi di Tiangong-1 cadano in Emilia-Romagna “è un’ipotesi estremamente remota e che probabilmente svanirà del tutto nelle prossime ore- afferma il Comune di Cesena- visto il continuo evolversi della situazione”.



Ad ora si stima che la stazione spaziale possa precipitare intorno alle 4.45 ora italiana di domenica prossima, 1 aprile. Mentre per quanto riguarda il luogo, “non ci sono indicazioni precise”, se non la fascia (amplissima) compresa fra il 44esimo parallelo nord e il 44esimo parallelo sud, costituita in gran parte da oceani e deserti, ma che comprende anche zone di Stati Uniti, Brasile, India, Cina e l’Italia centro-meridionale, a partire (più o meno) dall’Emilia-Romagna.

“Come si vede le variabili sono tantissime- sottolinea il Comune di Cesena- e la possibilità che il territorio romagnolo venga interessato sono davvero molto ridotte, tenuto conto anche del fatto che nell’impatto con l’atmosfera la stazione spaziale si disintegrerà e cadranno solo frammenti”.

Non è però escluso che pezzi più grandi arrivino al suolo e che cadano, appunto, nella parte sud dell’Emilia-Romagna. Per questo, la Protezione civile della Valle del Savio è già con le antenne dritte.

Se l’Emilia-Romagna dovesse essere confermata come area di probabile caduta dei frammenti della stazione spazione, “le strutture di Protezione civile saranno immediatamente allertate per far fronte alle eventuali necessità- assicura il Comune di Cesena- a cominciare da una adeguata e puntuale informazione alla popolazione”. 
Si aspettano però eventuali conferme e indicazioni da parte della comunità scientifica. Nel frattempo, anche ai cittadini “si consiglia di mantenersi aggiornati attraverso i media, che saranno prontamente informati in caso di necessità”. 


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La Protezione civile mette a disposizione anche un piccolo decalogo di comportamento, perchè “eventi di questo tipo e casi reali di impatto sulla Terra, in particolare sulla terraferma, sono assai rari. Pertanto non esistono comportamenti di autotutela codificati in ambito internazionale da adottare a fronte di questa tipologia di eventi”.
Tuttavia, qualche indicazione utile (e di buon senso) non manca. Ad esempio, riporta il Comune, “è poco probabile che i frammenti causino il crollo di edifici, che pertanto sono da considerarsi più sicuri rispetto ai luoghi aperti. Si consiglia, comunque, di stare lontani dalle finestre e porte vetrate”. I frammenti potrebbero però perforare tetti e solai, quindi sono da considerare “più sicuri i piani più bassi degli edifici”.

E’ comunque “poco probabile che i frammenti più piccoli siano visibili da terra prima dell’impatto”. Quelli più grandi che dovessero schiatarsi al suolo, avverte ancora il Comune, potrebbero contenere idrazina, che è una sostanza corrosiva, tossica e cancerogena. Per questo, chiunque trovasse un frammento è invitato a non toccarlo, a mantenersi ad almeno 20 metri di distanza e a segnalarlo subito alle autorità.


Agenzia Spaziale Italiana – Si è tenuto nel pomeriggio di oggi, presso la sede del Dipartimento della Protezione Civile, un nuovo incontro del tavolo tecnico che sta seguendo le operazioni di rientro in atmosfera del primo modulo sperimentale cinese Tiangong-1. Alla riunione, oltre all’Agenzia Spaziale Italiana (Asi), hanno partecipato il Consigliere militare della Presidenza del Consiglio, i Ministeri dell’Interno, della Difesa e degli Esteri, Enac, Enav, Ispra e la Commissione Speciale di Protezione civile.

Sulla base degli ultimi dati forniti dall’Agenzia Spaziale Italiana, al momento, la previsione di rientro sulla Terra è stimata per il 1 aprile alle ore 2:50 UTC (ora italiana 4:50), con una finestra di incertezza di circa 20 ore. Non è ancora possibile escludere, all’interno di questo arco temporale, la remota possibilità che uno o più frammenti del satellite possano cadere sul nostro territorio. Le finestre di interesse per l’Italia, che al momento coinvolgono le regioni che si trovano a sud del 44° parallelo nord, potranno essere confermate e definite nelle 36 ore precedenti il rientro. Attualmente, la possibilità che uno o più frammenti della stazione spaziale Tiangong-1 possano cadere sul territorio italiano (terre emerse) corrisponde a una probabilità stimabile intorno allo 0,02%.



Le previsioni di rientro sono soggette a continui aggiornamenti perché legate al comportamento della stazione spaziale rispetto all’orientamento che assumerà nello spazio e agli effetti che la densità atmosferica imprime agli oggetti in caduta, nonché alle conseguenze sulla materia dell’attività solare.

Sulla base delle informazioni attualmente rese disponibili dalla comunità scientifica, è possibile fornire alcune indicazioni utili alla popolazione affinché adotti responsabilmente comportamenti di auto protezione:

• è poco probabile che i frammenti causino il crollo di edifici, che pertanto sono da considerarsi più sicuri rispetto ai luoghi aperti. Si consiglia, comunque, di stare lontani dalle finestre e porte vetrate;
• i frammenti impattando sui tetti degli edifici potrebbero causare danni, perforando i tetti stessi e i solai sottostanti, così determinando anche pericolo per le persone: pertanto, non disponendo di informazioni precise sulla vulnerabilità delle singole strutture, si può affermare che sono più sicuri i piani più bassi degli edifici;
• all’interno degli edifici i posti strutturalmente più sicuri dove posizionarsi nel corso dell’eventuale impatto sono, per gli edifici in muratura, sotto le volte dei piani inferiori e nei vani delle porte inserite nei muri portanti (quelli più spessi), per gli edifici in cemento armato, in vicinanza delle colonne e, comunque, in vicinanza delle pareti;
• è poco probabile che i frammenti più piccoli siano visibili da terra prima dell’impatto;
• alcuni frammenti di grandi dimensioni potrebbero sopravvivere all’impatto e contenere idrazina. Si consiglia, in linea generale, che chiunque avvistasse un frammento, senza toccarlo e mantenendosi a un distanza di almeno 20 metri, dovrà segnalarlo immediatamente alle autorità competenti.


Tiangong-1: i sensori ottici della Sapienza puntati sul satellite cinese attualmente nella fase finale di rientro sulla terra

I sensori ottici della Sapienza, dislocati sul territorio nazionale, sono puntati sulla stazione spaziale tiangong-1 attualmente nella fase finale di rientro sulla terra. 
In questa fase le opportunità di osservare Tiangong-1 sono ridotte dalla particolare geometria orbitale e La Sapienza condivide le misure con altre strutture internazionali quali ISON (rete di osservatori scientifici russi) e si avvale di preziose collaborazioni quale quella con il Dipartimento di Astronomia dell Università del Michigan, USA.
Tali collaborazioni sono nate nell’ambito di un’attività di ricerca sperimentale nel campo delle osservazioni ottiche dei detriti spaziali avviata all’inizio del 2000.

I risultati di tali osservazioni sono misure astrometriche, utilizzabili dai sistemi di identificazione della traiettoria, e misure fotometriche, utili alla ricostruzione dell’assetto della stazione spaziale. Queste ultime sono di fondamentale importanza nelle fasi finali del rientro poiché l’orientamento della stazione influisce sulla sua interazione con l’atmosfera incidendo sulla resistenza e quindi, indirettamente, sulla traiettoria stessa.
Il rientro della stazione tiangong ha permesso di provare nuovi algoritmi, messi a punto dal Dipartimento di Ingegneria Mmccanica ed aerospaziale, che potranno essere utilizzati in futuro per migliorare l’accuratezza dei dati orbitali inserendo misure ottiche o radar. 

Inoltre è stato sviluppato un algoritmo basato su una ricostruzione in computer vision  che identifica lo stato di assetto maggiormente compatibile con le curve di luce misurate. Tale obiettivo non è di facile raggiungimento per tiangong-1 che non si comporta come un corpo rigido essendo dotato di appendici (i pannelli solari) in grado di ruotare in maniera autonoma rispetto al corpo principale, di fatto variandone continuamente la forma complessiva. Alleghiamo il video con un esempio della ricostruzione del moto di assetto di tiangong.

La campagna di osservazione ottica della stazione spaziale cinese, condotta dalla Sapienza, è svolta in parallelo a quelle di numerosi altri enti pubblici e privati in tutto il mondo. In Italia la responsabilità è affidata al tavolo tecnico coordinato dal Dipartimento della Protezione Civile.

2018-06-05T17:11:50+02:00

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