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Tg Scuola – Edizione del 22 aprile 2022

Si parla di: Studenti ucraini; Chat Whatsapp; Fake news e contraffazione; Report Weworld

Bianchi: “Inseriti nelle nostre scuole 16mila studenti ucraini, ma servono risorse”

Gli studenti ucraini inseriti nei percorsi scolastici italiani sono circa 16mila, con un flusso che si è stabilizzato sui circa mille studenti al giorno. Con questo ritmo, secondo le previsioni del ministero dell’Istruzione, a settembre dovremmo arrivare a 28-30 mila studenti, ha spiegato il ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi intervenuto in audizione alla Camera presso la Commissione parlamentare per l’infanzia e l’adolescenza. Bianchi ha sottolineato l’impegno delle scuole, ma ha ribadito che “se la crisi ucraina dovesse perdurare, ci vogliono risorse in termini di persone e supporto con il territorio”. I contratti dell’organico Covid, infatti, scadranno a giugno; per questo in vista del nuovo anno scolastico ci sarà bisogno di altro personale e altre competenze. Intanto, il ministero è già al lavoro sul Piano Estate che quest’anno sarà dedicato all’accoglienza e integrazione degli studenti ucraini. 

Stretta sulle chat Whatsapp, l’indicazione dell’Anp: “Usare registro elettronico”

Stop a chat WhatsApp con studenti e docenti, amicizie sui social, contatti continui anche dopo l’orario di lavoro. Il sindacato dei presidi del Lazio, prova a darsi delle norme deontologiche per regolare la comunicazione all’interno degli istituti scolastici. “Whatsapp è uno strumento molto comodo, ma proprio per questo favorisce una comunicazione fin troppo libera, bisogna frenare questo canale di comunicazione e limitare questo strumento”. Dice Cristina Costarelli, presidente di Anp Lazio, all’agenzia di stampa Dire. L’Anp Lazio suggerisce quindi a docenti e dirigenti di evitare chat di gruppo con genitori e amicizie sui social newtork con gli studenti. Meglio avere un profilo social chiuso, e fare attenzione a diffondere foto scattate in situazioni di spensieratezza, come immagini in costume da bagno. Per i profili social delle scuole, invece, l’Anp Lazio invita gli istituti ad avere un moderatore per i commenti. “La scuola invece dovrebbe dare il primo esempio per un uso corretto dei device- aggiunge Costarelli- Vietare non ha senso, specialmente ora che la tecnologica è diventata uno strumento didattico. Serve un’educazione al mezzo, ed è quello che cerca di fare la scuola, ragionando su una linea di consapevolezza e informazione”.

Genova, il liceo D’oria contro fake news e contraffazione

Perché il diritto d’autore e la proprietà intellettuale sono dei pilastri fondamentali della nostra economia della conoscenza? E perc hé la contraffazione è pericolosa anche nel mondo dell’informazione? Sono alcune delle domande di partenza degli incontri a distanza che hanno coinvolto i ragazzi e le ragazze del primo anno del liceo ‘Andrea D’Oria’ di Genova nell’ambito del progetto ‘We all say NO’. Patrocinato dal ministero dell’Istruzione, finanziato da EUIPO (Ufficio dell’UE della proprietà intellettuale), e supportato da CREDA, Univerona, Università Europea e Fapav, il progetto è realizzato da Adiconsum in collaborazione con l’agenzia di stampa Dire. Gli studenti e le studentesse hanno partecipato all’incontro tenuto da esperti di Adiconsum e giornalisti dell’agenzia Dire, con lo scopo di riflettere sulle tematiche legate alla proprietà intellettuale, al diritto d’autore nell’era della condivisione su internet e sui social, alla pirateria online, ai pericoli che si nascondono dietro ai prodotti contraffatti.

Studenti italiani tra i più stressati al mondo secondo Weworld

Quello italiano è uno dei sistemi scolastici più stressanti al mondo, in cui ragazzi e ragazze dedicano più tempo allo studio, ma con alti costi in termini di benessere fisico e psicologico; un sistema educativo duramente provato dalla pandemia e dai periodi di didattica a distanza. Sono gli elementi chiave evidenziati nel report ‘Facciamo scuola – L’educazione in Italia ai tempi del Covid-19’, elaborato da WeWorld. Più della metà degli studenti dichiarano di sentirsi nervosi mentre studiano, rispetto a una media OCSE del 37%. Gli studenti italiani, con 50 ore a settimana, sono anche tra quelli che dedicano più tempo allo studio, e faticano a trovare tempo per riposare e vedono aumentare il loro livello di stress, correlato anche al carico di compiti a casa. Risultato, il nervosismo e il malessere producono scarso interesse per la scuola e cattive performance tra i banchi, favorendo disagio psicologico e dispersione scolastica. Nel 2020, i giovani tra i 15 e i 24 anni che non lavorano né studiano hanno raggiunto il 20,7%. Tre le proposte di WeWorld, per promuovere un’educazione inclusiva e contrastare dispersione scolastica e povertà educativa:  estendere l’obbligo di istruzione alla fascia 3-18 anni; rimodulare il calendario scolastico, con la riduzione da tre mesi di vacanze estive a due e l’inserimento di pause distribuite in maniera più uniforme e, infine, introdurre la figura di un dirigente del ‘tempo extra-scuola’.

2022-04-22T12:48:07+02:00