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Home: un film alla scoperta del pianeta Terra

Emma Boschi Scuola Secondaria di 1° grado “Puccini” di Firenze

“Home” è un documentario molto interessante che riguarda la nascita e lo sviluppo della vita sulla Terra. La vita sul nostro pianeta è comparsa circa quattro miliardi di anni fa, mentre gli esseri umani circa 200 milioni di anni or sono. Prima dell’esistenza dell’uomo, da quanto mostra il film, tutto era perfetto secondo un certo equilibrio della vita, che successivamente è stato sconvolto dal genere umano. Quattro miliardi di anni fa la Terra era solo un insieme di nubi e ammassi stellari, nell’aria era presente un’atmosfera primordiale priva di ossigeno, densa e colma di anidride carbonica (CO2). Proprio qui è nata la vita, popolata da archeobatteri e cianobatteri (che catturano energia con la luce del sole). Questi esseri viventi hanno cambiato la nostra vita eliminando il carbonio dall’atmosfera; e così si svilupparono altre forme di vita. La vita vegetale si nutriva dell’energia solare, da cui traeva ossigeno, che riempi l’aria. Per gli esseri viventi di quel periodo l’acqua era una sostanza molto importante, come l’aria d’altra parte. Questa connessione formata da acqua e aria costituiva il motore della vita: la vita sulla Terra si basava quindi su un principio di equilibrio. Quattro miliardi di anni fa naquero gli alberi, molto importanti per la capacità di catturare l’energia solare. Nel suolo erano presenti microrganismi: essi formarono l’humus, un elemento molto importante per la vita perché rende fertile il terreno. Nella vita sul nostro pianeta ogni specie ha il suo ruolo, nessuna è inutile, perché tutte contribuiscono all’equilibrio della vita.
Chi ha cambiato la faccia del mondo è stato l’uomo. Esso inizia a cacciare dopo 180mila anni di nomadismo. Oggi sul nostro pianeta, solo una persona su quattro vive ancora come vivevano i suoi simili seimila anni fa (un rapporto che equivale a un miliardo di persone povere). Con il passare dei secoli, l’aspettativa di vita dell’uomo è diventata sempre più lunga; l’educazione è ritenuta un privilegio; i bambini sono considerati l’apice di una famiglia. L’unica genialità dell’uomo è la coscienza della sua debolezza. Gli animali aiutarono l’uomo a scoprire nuovi territori; grazie all’invenzione dell’agricoltura (diecimila anni fa) furono costruite le città e naque la civilizzazione. Ma per l’uomo il bisogno primario rimaneva sempre lo stesso, sfamarsi. Le risorse iniziavano a scarseggiare, e così il genere umano iniziò a bruciare le piante, ottenendo energia. Quando si cominciò a estrarre petrolio e a usarla su vasta scala come combustile iniziò una nuova era: la Terra cambiò radicalmente, la popolazione triplicò e si spostò nei centri urbani. L’America fu il primo Paese ad utilizzare il petrolio, e New York, la prima vera megalopoli, divenne un simbolo di ricchezza. L’energia sostituì il lavoro nei campi, e con l’invenzione dei pesticidi (sostanze dannose che si disperdono nell’aria) i raccolti diventarono sempre più abbondanti e non ci sono state più carestie. E così la vita sul nostro pianeta cominciò a diventare dipendente dal petrolio. Los Angeles, una delle città che fa un eccessivo utilizzo di energia, rispecchiava il “sogno americano”. In una società come questa, tutti si rifiutano di credere che prima o poi il petrolio finirà, e che più il mondo si sviluppa, più occorre energia, così l’uomo iniziò ad utilizzare i minerali (80%) per produrre energia, incapace di pensare che prima del secolo anche queste fonti di energia si esauriranno.
Dal 1850 la produzione industriale si è globalizzata, gli scambi internazionali si sono incrementati di venti volte. Dubai è diventata la città culmine dell’Occidente, essa possiede molto petrolio, ma è scarsa di risorse naturali. È diventata un po’ il simbolo della modernità, il nuovo faro della ricchezza mondiale. Dal 1850 anche le risorse ittiche stanno diminuendo, molte specie di pesci si stanno man mano estinguendo perché non riescono a riprodursi. Un’altra risorsa che sta diminuendo oggi è l’acqua: in molti paesi poveri bisogna scavare tanto per trovare l’acqua perché le falde acquifere si stanno esaurendo, e questo succede nonostante gli abitanti di alcune città come Las Vegas consumino milioni di litri d’acqua al giorno. Le zone umide (paludi) costituiscono il 6% del pianeta: qui sono presenti dei microrganismi che smaltiscono l’inquinamento; inoltre le paludi purificano e rigenerano l’acqua. Anche le foreste si stanno esaurendo, per esempio la Foresta Amazzonica si è ridotta del 20% negli ultimi decenni. Il Borneo, la quarta isola più grande del mondo, è un grande produttore di olio di palma (l’olio più venduto al mondo), questo è molto dannoso per la salute e provoca tumori. È utilizzato non solo per produrre alimenti, ma anche per biocarboidranti e cosmetici. Un’altra sostanza dannosa è l’eucalipto, usato per produrre la pasta di cellulosa (carta). Ai piedi di questa pianta non cresce nulla perché le sue foglie producono sostanze tossiche. Tutte queste sostanze, compresi i semi di soia, provocano un fenomeno chiamato deforestazione.
Il vero problema però è che stiamo per esaurire ciò che la natura ci ha fornito, stiamo distruggendo un ciclo di vita che ci è stato donato. Il nostro sviluppo non ha mantenuto le sue promesse: il divario tra ricchi e poveri è aumentato molto negli ultimi cinquanta anni. Il 50% della ricchezza mondiale è in mano al 2% della popolazione più agiata. Questo causa lo spostamento della popolazione nelle città (crescita urbana). Ogni settimana più di un milione di persone si aggiunge alla popolazione delle città del mondo. Un essere umano su sei vive in condizioni povere (no elettricità, no igiene, no cibo). In tutto il Pianeta i poveri frugano nella spazzatura per sopravvivere, mentre noi ci spingiamo sempre più lontano per produrre maggiormente e in questo modo l’inquinamento diventa catastrofico. Sempre più carbonio viene rilasciato nell’aria e così l’atmosfera si riscalda sconvolgendo l’equilibrio climatico della Terra. Lo sfruttamento delle risorse minaccia l’equilibrio, nel 2050 molte specie potrebbero estinguersi.
La calotta glaciale intorno al Polo Nord si è assottigliata del 40% in quaranta anni. Se i ghiacci della Groenlandia si sciogliessero, il livello del mare si alzerebbe di circa sei metri formando fiumi e laghi. In questo modo l’acqua dolce dei ghiacciai si aggiunge a quella salata dei mari, rovinando tutto. Il 70% della popolazione mondiale vive nelle pianure costiere, con l’innalzamento del mare il sale invaderà le falde freatiche privando gli abitanti dell’acqua potabile. I ghiacciai dell’Himayala rappresentano un’importante fonte d’acqua per circa due milioni di persone, che dipendono da essa per l’acqua potabile e le coltivazioni. La siccità sta colpendo pure i paesi ricchi, come l’Australia (metà dei territori) e molte persone stanno cominciando a spostarsi verso zone meno problematiche da questo punto di vista. Il numero degli incendi è in continuo aumento, ciò produce molta anidride carbonica (CO2) facendo aumentare il riscaldamento globale.
L’orologio del cambiamento climatico sta scandendo il suo tempo in molti paesi come la Siberia. In questo luogo è presente uno strato ghiacciato, il permafrost, sotto il quale si trova il metano, un gas serra. Se il permafrost si sciogliesse, i gas serra si libererebbero nell’aria e ciò provocherebbe un’enorme rottura dell’equilibrio della natura. Il fatto è che abbiamo provocato fenomeni che non possiamo cambiare, abbiamo spezzato i legami della Terra. Oggi il 20% della popolazione mondiale consuma l’80% delle risorse. Il mondo spende 12 volte di più in investimenti militari che in aiuti ai paesi in via di sviluppo. Cinquemila persone muoiono ogni giorno a causa dell’acqua insalubre e un miliardo di persone non ha accesso all’acqua potabile. Più del 50% dei cereali commercializzati nel mondo è usato come cibo per il bestiame o per biocarburanti. Il 40% delle terre coltivabili ha subito danni a lungo termine. Ogni anno scompaiono tredici milioni di ettari di foreste. Un mammifero su quattro, un uccello su otto, un anfibio su tre è attualmente a rischio di estinzione. Le specie stanno scomparendo ad un ritmo mille volte superiore a quello naturale. La temperatura media degli ultimi quindici anni è la più alta mai registrata, infatti si prevede che ci potrebbero essere almeno 200 milioni di rifugiati climatici entro il 2050.
Successivamente il documentario ha teorizzato che possiamo ancora migliorare l’andamento sulla nostra Terra, e ha fatto alcuni esempi di paesi in cui stanno provando a cambiare il destino del pianeta. Nel mondo quattro bambini su cinque frequentano la scuola, l’istruzione non era mai stata garantita a tanti esseri umani prima d’ora. Il Lesotho, una delle zone più povere al mondo, ha investito tantissimo sulle scuole. Il Katar, uno degli stati più ricchi del mondo, ha costruito magnifiche università. In Bangladesh un uomo ha aperto una banca che fa prestiti solo ai poveri, e così in soli trent’anni ha cambiato la vita di 150 milioni di persone. L’Antartide è un continente molto ricco di risorse naturali che nessuna nazione potrà mai rivendicare; un trattato tra quarantanove stati l’ha reso un tesoro condiviso da tutta l’umanità. I governi proteggono circa il 2% delle acque territoriali, il doppio rispetto agli ultimi dieci anni. I parchi naturali, creati solo un secolo fa, ricoprono più del 13% dei continenti. A New York, le foreste e i laghi del territorio forniscono acqua potabile a tutta la città. Nella Corea del Sud, dopo la guerra con il Vietnam le foreste erano state devastate, ma grazie ad un programma di rimboschimento ora ricoprono il 65% del Paese, e più del 75% della carta viene riciclata. Il Costa Rica ha fatto una scelta: il Paese non ha più un esercito ma ha preferito investire le sue risorse nell’istruzione, nell’ecoturismo e nella protezione delle foreste primarie. Il Gabon è uno dei più grandi produttori di legno del mondo e ha imposto l’abbattimento selettivo: non più di un albero per ogni ettaro, le foreste sono la sua principale fonte economica, ma hanno il tempo di ricrescere.
Se il commercio è equo, ne beneficiano sia il venditore che l’aquirente, ciascuno può prosperare e vivere dignitosamente. Ma come può esserci giustizia se alcuni fanno il raccolto a mani nude e altri mietono i campi con le macchine? Sarebbe meglio diventare consumatori più responsabili, stando attenti a ciò che compriamo, non buttando i rifiuti per strada, ma negli appositi cestini, informarsi su ciò di cui ci nutriamo.
Questo film-documentario mi è piaciuto molto, secondo me inizialmente è un po’ pessimista, ma alla fine si conclude con una serie di soluzioni efficaci per migliorare l’andamento del nostro pianeta, e sarebbe bene che tutti le seguissimo. Per me il messaggio di questo film è quello di far riflettere lo spettatore su come migliorare un equilibrio che ormai abbiamo quasi totalmente sconvolto. Mi sono piaciute molto le immagini di questo film, davvero bellissime. Questo documentario mi ha fatto pensare a cosa posso fare io nel mio piccolo, e a come possono fare tutti per cercare di migliorare il nostro pianeta. Dal mio punto di vista “Home” è un film da quattro stelle.

Emma Boschi
Classe 3B – Scuola Secondaria di 1° grado “Puccini” di Firenze

2016-03-31T11:25:12+02:00