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Suicidio giovanile: si può prevenire individuando i fattori di rischio

E' importante non fermarsi all’idea di 'suicidio completato', ma rivolgere l’attenzione all’intero comportamento suicidario

Dott.ssa Mariateresa Civita,

psicologa e psicoterapeuta dell’età evolutiva

ROMA – Quando si parla di suicidio è importante non fermarsi all’idea di “suicidio completato” (atto di autolesionismo intenzionale che porta al decesso), ma rivolgere l’attenzione all’intero comportamento suicidario che comprende anche il tentato suicidio (atto di autolesionismo che non porta al decesso, ma determina lesioni dell’individuo più o meno gravi) e l’ideazione suicida (pianificazione dell’atto e presenza di pensieri negativi legati alla morte).

Il comportamento suicida può manifestarsi in qualsiasi età, anche se prima della pubertà, la sua prevalenza sembra essere piuttosto rara. La frequenza di questo comportamento tende invece ad aumentare notevolmente tra i 15 e i 24 anni. Elementi chiave spesso precipitanti l’atto letale in adolescenza riguardano il passaggio ad un’età
ricca di aspetti conflittuali, i complessi rapporti con i familiari o i coetanei e le difficoltà scolastiche. In alcuni casi, invece, possono manifestarsi disturbi psicologici di rilievo che necessitano di un trattamento specialistico.

Suicidio giovanile, i fattori di rischio

Generalmente tra i maggiori fattori di rischio alla base dei comportamenti suicidari in adolescenza si annoverano: la presenza di un disturbo dell’umore (depressione o disturbo bipolare); l’uso di sostanze stupefacenti e di alcol; le condotte autolesive; il suicidio di un familiare; le avversità familiari o i traumi; le discriminazioni razziali e sessuali. Altre cause del suicidio giovanile possono essere legate ad un fallimento negli studi (reale o presunto) o alla percezione di essere vittima di bullismo o cyberbullismo.

Ciò che accomuna queste situazioni diversissime tra loro è l’associazione tra la percezione di una sconfitta individuale e l’eccessiva pressione sociale. Una combinazione in grado di innescare istinti suicidari che possono arrivare a rappresentare per l’individuo l’unica valida strategia per affrontare il proprio dolore. In generale il tema del suicidio in adolescenza ha a che fare con il processo di costruzione del senso di sé e della propria solidità emotiva, sia in rapporto ad una definizione di sé e delle proprie scelte autonome ed indipendenti, sia in rapporto alle prime delusioni sentimentali ed identitarie che possono esporre ad intense sensazioni di auto svalutazione.

L’adolescente, infatti, può essere vittima di meccanismi psichici che rendono l’impatto con i suoi compiti evolutivi così doloroso e disperante da condurlo a tentare il suicidio. I fattori che causano un rischio di suicidio in adolescenza non sono sempre direttamente connessi a disturbi affettivi o ad altri disturbi che possono condurre alla morte (come disturbi del comportamento alimentare o disturbi da uso di sostanze), ma spesso sono legati a specifiche dinamiche psichiche dell’adolescente. Quello che a volte sfugge è che il suicidio spesso rappresenta l’epilogo di uno stato “perturbato” che ha accompagnato il soggetto per un certo tempo.

L’atto suicidario non è mai improvviso, soprattutto negli adolescenti

Per quanto il comportamento suicida sia nella maggior parte dei casi inaspettato per familiari ed amici, l’atto suicidario non è mai un evento improvviso. In particolare negli adolescenti, viene preceduto da alcuni segnali che, se opportunamente riconosciuti, possono orientare verso un intervento di prevenzione. È necessario pertanto sapere riconoscere i principali segnali verbali e comportamentali di un disagio più profondo come il parlare ossessivamente della morte, l’esprimere un senso generale di insoddisfazione della propria vita, la tendenza ad isolarsi progressivamente dalla famiglia e dagli amici, la comparsa sul corpo di lesioni di varia natura.

I tentativi e gli atti suicidari rappresentano, infatti, una delle modalità con cui gli adolescenti manifestano il proprio disagio, pertanto il ruolo di chi si prende cura dei ragazzi diventa cruciale. L’individuazione dei fattori rischio da parte dei genitori, degli educatori e di tutti coloro che operano negli ambienti giovanili è fondamentale in quanto facilita la prevenzione di tali comportamenti attraverso l’attuazione di un piano di intervento, in collaborazione con i professionisti della salute, nella fase in cui l’adolescente sperimenta la sua sofferenza.

2021-06-11T16:47:47+02:00