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Kepler e la supercaccia a nuovi pianeti, nove sono abitabili [VIDEO]

Prima del lancio del telescopio Kepler non si sapeva se gli esopianeti fossero rari o comuni. Adesso sappiamo che ci sono più pianeti che stelle...

13 Maggio 2016

Kepler

La speranza è questione di numeri. In questo caso numeri esorbitanti, che superano tutte le aspettative. Il 10 maggio la NASA ha destato molto stupore nella comunità astronomica rivelando la quantità di esopianeti individuati dal cacciatore Kepler. Naturalmente non tutti sono candidati papabili per essere una nuova ‘Terra’, ma il dato resta stupefacente: d’altronde fino a vent’anni fa non si aveva cognizione di quali fossero i numeri dei pianeti al di fuori del nostro Sistema Solare.


Nelle NEWS:

– Nuovo test per il booster di SLS
– Quindicenne canadese scopre antica città Maya
– I segreti della Terra sono su un asteroide lontano?
– A Roma arriva il Festival delle Scienze


L’ultima cifra da capogiro è 1284: sono le formazioni individuate nello Spazio che potrebbero essere dei pianeti. In particolare, sono quelli che hanno una probabilità di esserlo superiore al 99%. E’ questo infatti il minimo richiesto dall’agenzia spaziale statunitense per conferire la qualifica di ‘esopianeta’ ai corpi osservati da Kepler. Ma non finisce qui. In lista d’attesa ci sono altri 1327 corpi celesti che aspettano ulteriori verifiche. A parte l’entusiasmo iniziale, bisogna fare una necessaria cernita delle nuove scoperte. Tra i pianeti censiti, infatti, solo 550 sono rocciosi. Hanno, cioè, una conformazione come quella terrestre. L’analisi è stata fatta basandosi sulle loro dimensioni. Tra questi solo nove si trovano nella cosiddetta zona abitabile: è quella fascia in cui la distanza del pianeta dalla stella attorno a cui orbita permette temperature compatibili con la presenza di acqua allo stato liquido. Considerati quelli individuati in precedenza, il numero totale di pianeti candidati ad essere delle ‘nuove terre’ sale a 21.

kepler esopianeti

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Prima del lancio del telescopio Kepler non si sapeva se gli esopianeti fossero rari o comuni. Adesso sappiamo che ci sono più pianeti che stelle e questa consapevolezza dovrà guidare le missioni del futuro, che dovranno svelare se siamo soli nell’Universo oppure no. Peraltro è proprio sulle stelle che lavora Kepler: studiando i cambiamenti nella luminosità il telescopio percepisce la presenza o meno di un corpo celeste che passa davanti a loro. Un po’ come è successo quando, il 9 maggio, Mercurio è transitato davanti al nostro Sole.

Kepler exoplanets (1)

La vera novità annidata nell’annuncio della NASA sulle nuove rilevazioni di Kepler riguarda però un altro aspetto: non i numeri, ma il metodo. Il primo autore dell’articolo pubblicato sulla prestigiosa rivista The Astrophysical Journal è Timothy Morton, ricercatore all’Università di Princeton. E’ stato lui a mettere a punto una tecnica per assegnare a ogni corpo celeste individuato da Kepler una percentuale di probabilità di essere un pianeta. E’ un metodo di analisi statistica che può essere applicato a tanti candidati contemporaneamente. Si tratta del primo metodo automatizzato su scala così grande. La metafora che usano per spiegare il sistema è quella del pulcino e l’uovo. Non si può dire prima se quello che uscirà dall’uovo sarà un pulcino o no prima che l’uovo stesso si sia schiuso. Invece questo metodo permette di sapere prima se accadrà o no.

Kepler exoplanets (6)

Kepler è una missione lanciata nel 2009: è la prima destinata dalla NASA alla ricerca di pianeti abitabili simili alla nostra Terra. Per 4 anni Kepler ha monitorato 150mila stelle in un singolo lembo di cielo. 2.325 candidati papabili all’abitabilità sono pianeti scoperti da Kepler. Nel 2018 il Transiting Exoplanet Survey Satellite userà lo stesso metodo per monitorare 200mila stelle alla caccia di nuovi, altri, pianeti, concentrandosi su Terre e SuperTerre.

Al minuto 3.30 il nostro approfondimento



Nuovo test per il booster di SLS
Il prossimo ground test del booster dello Space Launch System è fissato per il 28 giugno: quel giorno la NASA raccoglierà dati validi per la qualifica al volo del prezioso strumento. La prima parte del test è stata svolta con successo nel marzo 2015. In quell’occasione il booster era stato sottoposto a temperature elevate, questa volta, invece, saranno rilevati dati con il motore a freddo. Lo Space Launch System è il gigante spaziale del futuro: si tratta di un lanciatore in grado di portare in orbita mezzi destinati allo Spazio profondo. Prima fra tutte le destinazioni più attese, Marte.

Quindicenne canadese scopre antica città Maya
Da una parte la passione per l’antica civiltà Maya, dall’altra quella per l’astronomia: una combinazione fortunata per William Gadoury, quindicenne canadese, che, facendo leva sulle sue conoscenze e sul suo intuito, ha fatto una scoperta importantissima. E’ stato lui a svelare l’esistenza di una città Maya sconosciuta nel cuore dello Yucatan più impervio. La città è stata ribattezzata ‘Bocca di fuoco’ dallo stesso intraprendente ragazzino. Il giovane William si è accorto di una corrispondenza tra le costellazioni in cui i Maya dividevano il cielo e le città da loro fondate. Ma all’appello mancava un centro abitato. Allora ha chiesto aiuto all’Agenzia spaziale canadese, che, in collaborazione con la NASA, ha messo a disposizione immagini satellitari del luogo da lui individuato, corrispondente alla zona ‘celeste’ ancora orfana di vestigia terrestri. E, sorpresa, la città c’era davvero.

I segreti della Terra sono su un asteroide lontano?
C’è un corpo roccioso che orbita lontanissimo da noi e che forse custodisce importanti segreti che potrebbero svelare i dettagli della nascita del nostro pianeta e del Sistema solare. Tecnicamente si chiama C/2014 S3 (PANSTARRS) ed ha le caratteristiche di un asteroide incontaminato del Sistema Solare interno. Si è conservato per miliardi di anni nella nube di Oort, molto lontano dal Sole. Potenzialmente, potrebbe essere uno dei mattoni costitutivi dei pianeti rocciosi, come la Terra, che è stato espulso dalle zone interne del Sistema Solare e conservato per miliardi di anni in una sorta di freezer spaziale. Le osservazioni di questo oggetto unico sono state ottenute con il Very Large Telescope dell’ESO e con il telescopio CFHT (Canada France Hawaii Telescope).

A Roma arriva il Festival delle Scienze
Sarà dedicata ad Albert Einstein l’undicesima edizione del Festival delle Scienze. La manifestazione è a cura della Fondazione per Roma e andrà in scena all’Auditorium Parco della Musica dal 20 al 22 maggio. Tema chiave su cui verteranno le iniziative della kermesse è la Relatività. La teoria elaborata da colui che è considerato il più grande scienziato di tutti i tempi sarà il filo conduttore di un percorso che si estenderà all’intreccio con le scienze umane. Come psicologia, sociologia e filosofia, fino a raggiungere i settori più innovativi della ricerca contemporanea: fisica quantistica e big data.

 

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