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Roma. Riapre il Tullianum, ecco i segreti del carcere di San Pietro

Durante gli scavi trovato anche un antico affresco raffiungurante la Madonna della Misericordia

Carcer Tullianum 2ROMA – Prima area di culto, poi carcere, e infine di nuovo luogo sacro con la chiesa di San Giuseppe dei Falegnami. Dal IX secolo avanti Cristo fino a oggi, il Carcer Tullianum custodisce tremila anni di storia raccontati dal 21 luglio dal Museo allestito a conclusione di una campagna di scavi durata 18 anni che hanno arricchito la conoscenza dell’area e messo in luce la stratificazione del monumento. Ma non solo, perche’ gli interventi della Soprintendenza speciale, a cui ha contribuito l’Opera romana pellegrinaggi, hanno regalato la scoperta di reperti preziosissimi. Tra tutti, il piu’ simbolico e’ certamente il ritrovamento di un affresco del XIII-XIV secolo della Madonna della Misericordia, per gli esperti il piu’ antico e l’unico presente a Roma.

“Proprio nell’Anno del Giubileo della Misericordia”, ricorda monsignor Liberio Andreatta, vicepresidente Orp, per il quale “questo scavo ha delle forze peculiari: la prima e’ che qui Pietro e’ stato carcerato, dunque i pellegrini che vengono fanno un atto di misericordia corporale verso il fondatore della Chiesa cristiana. E poi, questo e’ stato un luogo di sofferenza e di martirio e la misericordia sta nel visitare le persone che soffrono. Infine, proprio la Madonna della Misericordia. Questi elementi non sono casuali”.

E in effetti, la tradizione vuole San Pietro prigioniero proprio nel carcere a ridosso del Campidoglio. Del resto, il Mamertino era il luogo in cui venivano rinchiusi e fatti sparire i nemici di Roma, da Vercingetorige agli uomini di Catilina. Ma prima ancora di essere carcere, le tre campagne di indagini archeologiche dirette dall’archeologa Patrizia Fortini hanno dimostrato che l’occupazione dell’area risale all’eta’ del ferro (IX-VIII secolo avanti Cristo). Oltre alle mura antiche, la sorpresa per le archeologhe e’ stata trovare anche tre sepolture a inumazione (adesso tutte esposte nel Museo), una delle quali con le mani legate dietro la schiena.

“La riapertura del Carcer Tullianum- spiega Francesco Prosperetti, Soprintendente per l’area archeologica centrale di Roma- rappresenta un momento importante per la vita culturale della Capitale. Le indagini archeologiche degli ultimi anni ci restituiscono non solo un monumento celeberrimo, ma la sua straordinaria vicenda, legata a doppio filo con le origini di Roma e l’intera storia della citta’. Grazie alla collaborazione con l’Opera Romana Pellegrinaggi, che gestira’ il sito, apriamo anche un nuovo museo e un ingresso al Foro Romano di cui il Carcer Tullianum in origine faceva parte”.

E ancora:

Carcer TullianumIL LUOGO SACRO

La presenza di una sorgente, denominata l’acqua Tulliana, che risale ancora oggi dalla falda all’interno del Tullianum, insieme alla scoperta di un deposito votivo custodito in una fossa scavata appositamente in un blocco del pavimento antico, sono il segno di una sacralizzazione dell’edificio che le fonti fanno risalire al re Servio Tullio. Il luogo diventa cosi’ un passaggio simbolico dalla realta’ sotterranea a quella sopra terra attraverso l’elemento dell’acqua, e riconduce a un probabile originario culto sotterraneo. In particolare, la piccola fossa votiva scavata in un blocco del pavimento conteneva ceramica (di eta’ arcaica e repubblicana) e resti animali e vegetali, deposti con atto rituale agli inizi del I secolo dopo Cristo, oggetti ora in esposizione nel museo. Tra questi, anche un limone del 14 dopo Cristo: il piu’ antico esemplare rinvenuto in un contesto archeologico in Europa di questo frutto originariamente asiatico.

IL CARCERE

Quello che oggi si conosce come Carcer Tullianum e’ il risultato d’interventi diversificati nel tempo, che hanno dato vita ad un’unica struttura monumentale complessa. L’edificio acquista la sua funzione di luogo di contenzione intorno al VII secolo avanti Cristo, senza tuttavia perdere la sua natura simbolica: il Carcer non e’ una prigione comune, ma il luogo dove rinchiudere i nemici dell’Urbs. Anche la posizione del complesso ha un alto valore simbolico: il Tullianum in eta’ monarchica e repubblicana era parte integrante del nucleo politico del Foro, assieme alla Curia, ai Rostra e alla Graecostasis, dove venivano accolti gli ambasciatori.

L’ETA’ REPUBBLICANA

In eta’ repubblicana, intorno al II secolo avanti Cristo, il Carcer ingloba il Tullianum e i due edifici divengono un unico complesso. Le recenti indagini archeologiche hanno comprovato che la parte inferiore, il Tullianum, in questa fase perde la sua forma perfettamente circolare. Il complesso del Carcer Tullianum viene monumentalizzato nella prima eta’ imperiale – tra Augusto e Tiberio – con l’aggiunta della facciata in travertino ancora parzialmente visibile all’esterno del monumento. In epoca tardo antica il Carcer Tullianum perde la sua funzione di prigione: al VII secolo dopo Cristo risalgono le prime tracce del suo uso per il culto cristiano, legato alla tradizione che vuole gli apostoli Pietro e Paolo reclusi in questo luogo. La chiesa di San Pietro in Carcere, posta al livello superiore del Carcer, e’ ancora oggi la testimonianza di questo cambiamento, e il recente restauro ha portato alla luce affreschi risalenti ai secoli XI-XIV secolo. Le ultime indagini archeologiche hanno anche portato alla luce il frammento di una cattedra, seggio dell’officiante, pertinente al livello inferiore: il ritrovamento dimostra con ragionevole certezza come in epoca altomedioevale anche il Tullianum sia stato una chiesa, una funzione di cui si era persa memoria.

LA CHIESA DI SAN GIUSEPPE DEI FALEGNAMI

L’attuale sistemazione inizia nel 1540, quando la congregazione dei Falegnami prende in consegna il luogo per edificarvi una chiesa posta sopra il Carcer Tullianum: San Giuseppe dei Falegnami viene portata a termine nel 1663.

2018-06-05T17:19:45+02:00