CASTELVETRANO – “Non dobbiamo darci troppe regole, ne basta una sola che e’ il rispetto per il mondo che ci circonda ma soprattutto di se stessi“. E’ questa la principale linea adottata da Rosanna Conciauro, dirigente scolastico dell’Istituto Professionale di Stato per l’Enogastronomia e l’Ospitalita’ Alberghiera ‘Virgilio Titone’ di Castelvetrano.
Vent’anni di esperienza alle spalle si traducono in una grande capacita’ di controllo di una scuola professionale con piu’ di ottocento alunni, fra cui tanti stranieri e soggetti in stato di disagio sociale o psico fisico. Grazie al supporto dei soggetti territoriali – quali l’Asp, il comune, le associazioni, il libero consorzio provinciale – e’ stato possibile fare di tutte le diversita’, che caratterizzano questa realta’ scolastica, un valore aggiunto; un istituto di appena vent’anni che sorge su un territorio limite tra i comuni della Valle del Belice e le province di Trapani e Agrigento.
La grande componente pratica dell’attivita’ formativa, orientata nei laboratori di sala, cucina e turismo, non da’ tempo di soffermarsi alle differenze culturali fra compagni. Italiani, africani, est europei, sudamericani hanno trovato un loro naturale equilibrio che renderebbe anomala la prevalenza di un fascia identitaria e culturale su un’altra. Qui la diversita’ e’ la normalita’ e porta a raggiungere grandi obiettivi umani e professionali.
La preside non esita a raccontare, incredula lei stessa, di come si possa passare, in poco, dall’esuberanza dei giovani ad un grande rigore del percorso formativo che stanno seguendo. Asse portante sono i docenti, soprattutto quelli impegnati nell’educazione alla legalita’, scelti sulla base delle discipline d’insegnamento ma anche per naturale predisposizione. “E’ da qui che parte qualsiasi forma di tutela dei diritti umani – afferma Rosanna Conciauro – quest’anno, in particolare, la progettazione e’ stata strutturata da un’organizzazione condivisa che si e’ avvalsa anche dei docenti di potenziamento e cio’ ha permesso ai ragazzi di maturare importanti esperienze come quella che li ha visti al fianco dei detenuti del carcere di Castelvetrano“.
Positiva la risposta dei ragazzi che sono prossimi ad un incontro con le forze dell’ordine. La rete che la scuola ha creato con l’esterno da’ forza a qualsiasi percorso educativo che tende a riflettersi sul territorio e che mira a coinvolgere le famiglie. Il dialogo con loro ha consentito di monitorare eventuali problemi legati ad un tessuto sociale medio basso, di estrazione prettamente agricola, dove la popolazione e’ attenzionata a fatti di vita quotidiana e percepisce con leggerezza il significato della convivenza con gli stranieri, spesso ignora il loro trascorso di vita; e spesso sono loro stessi, cosi’ come avviene a scuola, ad evitare di parlare delle loro precedenti esperienze, forse, per non sentirsi troppo diversi.
La presenza nelle classi, ad esempio, dei minori stranieri non accompagnati provenienti dalle strutture di accoglienza del territorio, non ha portato a modificare le dinamiche nel gruppo classe ma e’ stata inserita nella routine con grande naturalezza, senza necessita’ di scambiarsi confidenze. La loro discrezione e’ stata rispettata da tutti ma ha lasciato uno scarto nella non conoscenza che solo un percorso progettuale adeguato, come quello sulla tratta degli esseri umani, puo’ compensare, fornendo strumenti utili a individuare eventuali situazioni di privazione dei diritti. Di certo, le competenze professionali che una scuola come l’alberghiero di Castelvetrano puo’ impartire, rappresentano un valido elemento di uguaglianza che, in contesto di lavoro, porta ad essere tutti uguali.