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Spagna, continuano le proteste dopo l’arresto del rapper Pablo Hasél

Da Barcellona a Madrid la gente è scesa in piazza per chiedere la scarcerazione dell'artista

18 Febbraio 2021

ROMA – Non si placano in Spagna le proteste dei sostenitori del rapper Pablo Hasél, arrestato martedì mattina dalla polizia. L’artista, era stato condannato a 9 mesi di carcere per aver insultato i membri della Corona, in particolare re Juan Carlos, e aver incitato al terrorismo tramite i suoi versi e i messaggi social.

La vicenda, ha aperto una forte discussione sulla libertà di espressione, argomento ‘sensibile’ su cui si dibatte già da tempo nel Paese.

Pablo Hasél e le proteste in Spagna: i fatti

A seguito della condanna, venerdì scorso Hasél ha rifiutato di presentarsi spontaneamente alle autorità, scegliendo di barricarsi lunedì sera in un edificio dell’Università di Lleida. E’ qui che la mattina seguente hanno fatto irruzione gli agenti della polizia catalana, i Mossos d’Esquadra, che superate le resistenze dei sostenitori del rapper presenti sul posto, hanno prelevato il 33enne per portarlo nel carcere Ponent.

Convinto sostenitore dell’indipendenza catalana, comunista, Hasél è noto in tutta la Spagna. Il suo arresto dunque, non poteva passare inosservato soprattutto perché sono in molti a pensare già da tempo che nel Paese siano in vigore pene troppo severe per chi commette reati di opinione.

In Spagna fa discutere la sentenza di Hasél

Tra i brani di Hasél che più hanno dato ‘fastidio’ c’è ‘Juan Carlos el Bobón’ letteralmente ‘Juan Carlos lo sciocco’, che tramite il gioco di parole (Bobón al posto di Borbon), prendeva di mira il Re emerito. Da qui la condanna a 9 mesi di carcere e una multa da 30mila euro. Stando a quanto riportato da ‘La Vanguardia’ tra le motivazioni della sentenza a carico di Hasél c’è “l’esaltazione del terrorismo di ETA, Grapo, Terra Lliure e persino di Al Qaeda in rete e nei testi”.

Spagna, la petizione degli artisti in difesa di Hasél

In difesa del rapper, i primi di febbraio 200 artisti spagnoli, tra cui anche Pedro Almodovar, Javier Bardem e Joan Manuel Serrat, hanno sottoscritto una petizione in cui si chiedeva di non incarcerare il rapper spiegando che lo Stato non poteva assumere gli stessi atteggiamenti di paesi come la Turchia e il Marocco “dove diversi artisti sono in carcere per aver denunciato gli abusi commessi proprio dallo stato”. Ad alimentare la rabbia dei catalani inoltre, è l’attegiamento del governo, reo di non aver mantenuto la promessa di rendere meno severe tali pene, già fatta nel 2018.

Ieri sera in molte città della Spagna, tra cui Barcellona, Madrid e Lleida, in migliaia sono scesi nelle piazze in favore del rapper. Le manifestazioni si sono risolte in scontri con lancio di petardi e oggetti contro la polizia che ha risposto con cariche e fumogeni per disperdere la folla.

Questo l’ultimo post presente sul profilo Istagram del rapper che conta 100mila follower

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2021-02-18T13:22:39+01:00