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C’è vita nell’Universo? Da Kepler, a Plato, a Harps

La domanda a cui tutti gli scienziati cercano incessantemente risposta fa capolino ad ogni nuova scoperta.

Kepler-10c pianeta rocciso mega-terraC’è vita nell’Universo? La domanda a cui tutti gli scienziati cercano incessantemente risposta fa capolino ad ogni nuova scoperta. Grande è l’attenzione della comunità scientifica al lavoro dei cacciatori di esopianeti, da Kepler, a Plato, a Harps. Proprio quest’ultimo, che è uno spettrometro installato sul Telescopio Nazionale Galileo, alle Canarie, ha appena scovato due nuovi pianeti che ruotano attorno a una nana rossa velocissima. E gli entusiasmi si sono accesi. Vediamo insieme perché, però, è probabile che la possibilità che ci sia vita sia veramente molto remota.

– KEPLER-10C, SCOPERTA LA PRIMA MEGA TERRA
– ARRIVA ‘BIRO’, IL ROBOT CONSULENTE ENERGETICO CASALINGO
– GUARDARE FILM PORNO ‘RESTRINGE’ IL CERVELLO?
– SPHERE, IL NUOVO ‘FOTOGRAFO’ DI ESOPIANETI

La stella in questione si chiama Kapteyn, appartiene alla costellazione del Pittore e ha un terzo della massa del Sole. Intorno a lei ruotano due pianeti, di cui sono state identificate diverse caratteristiche grazie all’effetto Doppler. Uno dei due è una super Terra massiva, il cui periodo di rotazione intorno alla stella dura 121 giorni. Troppo grande e troppo lento per riscaldarsi, hanno decretato gli scienziati: è praticamente impossibile che ci sia acqua. Diversa è invece la situazione del pianeta ‘fratello’: le sue dimensioni sono 5 volte quelle della Terra e il suo anno dura 48 giorni. Questa condizione si traduce nella possibilità che ci sia acqua allo stato liquido sulla sua superficie. E acqua allo stato liquido significa possibile abitabilità. Ora sta agli astronomi procedere a uno studio dettagliato dei due pianeti- denominati Kapteyn b e Kapteyn c- per dare il responso. Dovrebbero essere avvantaggiati dalla vicinanza della stella, che si trova ad appena 13 anni luce da noi. Peraltro un dato interessante che riguarda i tre corpi celesti è la loro età: i pianeti dovrebbero risalire a 11 miliardi e mezzo di anni fa, quasi ai primordi dell’Universo. In un periodo di tempo così lungo quali forme di vita avrebbero potuto evolversi?, si chiedono gli scienziati. E’ presto per ogni risposta.


Quale che sia il responso sicuramente sarà molto importante per fornire nuove informazioni sulla natura e lo sviluppo degli esopianeti, di cui gli scienziati sono affamati per continuare ad accumulare conoscenze sulle origini dell’Universo e la sua evoluzione, anche e soprattutto relativamente alla vita. Ma le condizioni perché la vita ci sia o ci sia stata sono veramente rare da raggiungere.

Tendenzialmente gli scienziati concentrano i loro studi sui sistemi stellari di nane rosse, le quali costituiscono circa l’80% di tutte le stelle dell’Universo. Eppure sono tra le più ‘crudeli’ verso i pianeti che orbitano loro intorno. Sono troppo deboli per riuscire a riscaldarli ed illuminarli se i pianeti si trovano a considerevole distanza, ma quando i pianeti sono più vicini di fatto li tempestano con ogni genere di intemperie spaziali. Questo funesta la loro superficie e rende impraticabile qualsiasi ipotesi di abitabilità. La prova scientifica l’hanno fornita i ricercatori dell’università del Michigan, i quali hanno simulato al computer un sistema stellare con tre pianeti in orbita intorno a una nana rossa. Hanno inoltre ipotizzato, nel loro modello, che i tre pianeti fossero protetti dallo scudo di un campo magnetico simile a quello della nostra Terra. Ma non c’è stato niente da fare: la vicinanza con la nana rossa è troppa e il pianeta non è in grado di difendersi dall’apocalisse spaziale che ne consegue a causa del bombardamento di flare. “Le conseguenze che possiamo trarre dallo studio è che qualsiasi pianeta potenzialmente abitabile non può che vedere la sua atmosfera andare in briciole nel tempo”, è la spiegazione di Jeremy Drake, co-autore dello studio e ricercatore dell’Harvard-Smithsonian Center for Astrophysics.

La vita nell’Universo rimane un mistero. Ma le simulazioni, le scoperte, le teorie, portano alla Scienza un tassello in più del puzzle di cui anche noi facciamo parte.


KEPLER-10C, SCOPERTA LA PRIMA MEGA TERRA
E’ stata scoperta una mega Terra a 560 anni luce da noi, nella direzione della costellazione del Drago. E’ la prima volta che viene scovato un pianeta roccioso così grande: le sue dimensioni, misurate dal cacciatore di esopianeti Kepler, sono pari a 2,3 volte quelle del nostro pianeta, mentre la sua massa, determinata grazie ad Harps-N (uno spettrografo di alta precisione installato al Telescopio Nazionale Galileo dell’Istituto Nazionale di Astrofisica a La Palma, nelle isole Canarie), è 17 volte superiore. Il pianeta si chiama Kepler-10c e compie la sua orbita attorno a una stella di tipo solare vecchia 11 miliardi di anni: questo significa che la mega Terra si è formata quando l’Universo aveva appena 3 miliardi di anni. Un altro dato, questo, a favore della possibilità di trovare gemelli della Terra, dato che si è ora dimostrato che possono essersi creati anche molto tempo addietro.

ARRIVA ‘BIRO’, IL ROBOT CONSULENTE ENERGETICO CASALINGO
La robotica e lo studio delle Reti vengono in aiuto alle famiglie italiane per aiutarle a tagliare la bolletta elettrica. Il robot ‘Biro’, realizzato da Marco Santarelli, esperto in analisi delle reti e dal team degli Istituti di Ricerca con cui lavora, "se ospitato per un mese in casa sarà in grado di monitorare tutte le abitudini energetiche della famiglia e compiere una diagnosi energetica che se seguita porterà ad un taglio della bolletta fino al 30%". Il robot è alto circa 35 cm e ha dei pannellini fotovoltaici sulle spalle, con un scheda interna che contiene i consumi pregressi della famiglia, ‘colloquia’ con l’esterno attraverso i suoi occhi in cui sono posti degli infrarossi e studia per 30 giorni il volume dei dati globali della casa: quanto basta per capire quali sono gli sprechi maggiori e dove si può risparmiare.

GUARDARE FILM PORNO ‘RESTRINGE’ IL CERVELLO?
Uno studio dei ricercatori tedeschi del Max Planck Institute for Human Development ha messo in relazione una riduzione delle dimensioni del cervello, e della sua attività, con la visone di filmati pornografici. A quanto risulta agli scienziati, nel momento in cui gli uomini osservano delle immagini esplicite i loro cervelli cambiano: mostrano una minore funzionalità nella parte responsabile della motivazione, il che fa supporre la presenza di un più piccolo volume di materia grigia. Non è chiaro, però, se la visione di pornografia sia la causa o l’effetto di questo fenomeno.

SPHERE, IL NUOVO ‘FOTOGRAFO’ DI ESOPIANETI
Un nuovo e potente strumento è stato installato sul Very Large Telscope dell’Eso, all’osservatorio del Paranal in Cile. Si tratta di uno spettro-polarimetro ad alto contrasto per la ricerca di esopianeti. Il suo acronimo è Sphere. La funzione è trovare e studiare gli esopianeti e per farlo e si avvale di una combinazione di diverse tecniche tra le più avanzate. Offre prestazioni notevolmente migliori rispetto agli strumenti oggi esistenti e ha prodotto già, tra l’altro, splendide immagini di dischi di polvere intorno a stelle vicine già durante i primi giorni di osservazione. Sphere è stato sviluppato e costruito da un consorzio di istituti europei, guidato dall’Institut de Planétologie et d’Astrophysique de Grenoble, in Francia, in collaborazione con l’ESO.

2018-06-05T17:27:36+02:00