hamburger menu

Eccellenza made in Italy: due italiane fra le 25 donne geniali della robotica 2015

“Sono molto onorata di ricevere questo riconoscimento – sottolinea Barbara Mazzolai – che rappresenta un ulteriore stimolo a svolgere la ricerca con passione e con responsabilità. La nostra ambizione è di unire scienza e tecnologia per realizzare robot ispirati al mondo della natura in grado di muoversi in ambienti reali e non strutturati. Tradurre i […]

Il 'Plantoide', primo robot-pianta al mondo, sviluppato dall'Istituto Italiano di tecnologia, in un fermo immagine di un video diffuso dallo stesso istituto. Roma, 4 aprile 2015. ANSA/ ITT/ BARBARA MAZZOLAI +++ ANSA PROVIDES ACCESS TO THIS HANDOUT PHOTO TO BE USED SOLELY TO ILLUSTRATE NEWS REPORTING OR COMMENTARY ON THE FACTS OR EVENTS DEPICTED IN THIS IMAGE; NO ARCHIVING; NO LICENSING +++

Il ‘Plantoide’, primo robot-pianta al mondo, sviluppato dall’Istituto Italiano di tecnologia, in un fermo immagine di un video diffuso dallo stesso istituto. Roma, 4 aprile 2015.

“Sono molto onorata di ricevere questo riconoscimento – sottolinea Barbara Mazzolai – che rappresenta un ulteriore stimolo a svolgere la ricerca con passione e con responsabilità. La nostra ambizione è di unire scienza e tecnologia per realizzare robot ispirati al mondo della natura in grado di muoversi in ambienti reali e non strutturati.

Tradurre i principi che consentono alle piante di muoversi e percepire l’ambiente in un robot autonomo in grado di monitorare la qualità del suolo è una delle recenti sfide che ci siamo posti. Questi robot, che nascono da uno studio approfondito degli organismi viventi ai quali si ispirano, rappresentano tecnologie e strumenti innovativi che posso essere applicati a contesti disparati, dal monitoraggio ambientale all’applicazione medica, all’esplorazione di suoli su ambiente terrestre e su altri pianeti. Il raggiungimento di tali risultati – aggiunge Barbara Mazzolai – è reso possibile dal lavoro quotidiano e dalla collaborazione di giovani ricercatori che condividono un sogno comune: migliorare la qualità della vita e dell’ambiente in cui viviamo”.

La classifica, stilata da RoboHub la più grande comunità scientifica internazionale degli esperti di robotica, è stata presentata nella conferenza mondiale su robot e automazione (Icra). Le 25 donne della robotica “sono state scelte per la pura genialità che hanno dovuto dimostrare per arrivare al top del loro settore”, spiegano i responsabili di RoboHub.
ICRA_900
Ada Lovelace, la prima donna al mondo a che ha dato un impulso fondamentale a quella che sarebbe diventata l’informatica e che non ha visto riconosciuto per intero il suo contributo, sarebbe stata fiera di loro. Sono le 25 donne che si sono distinte nel 2015 in un ambiente considerato doppiamente maschile, quello dell’ingegneria in generale e quello della robotica in particolare, e che grazie al loro contributo ha fatto registrare significativi progressi nella ricerca.
Cecilia Laschi dell’Istituto di BioRobotica della Scuola Sant’Anna, da anni ha scelto il polpo per realizzate il primo robot ‘soffice’; Barbara Mazzolai coordina il Centro di Micro-BioRobotica dell’Iit a Pontedera (Pisa) ed è responsabile del “progetto Plantoide”, per lo sviluppo del primo robot al mondo ispirato alle piante.

Le 25 donne geniali della robotica sono tutte impegnate in settori di frontiera, destinati a gettare le basi per le future generazioni di robot. Ad esempio: Spring Berman, dell’università dell’Arizona, lavora a sciami di robot capaci di lavorare in terreni difficili e isolati; etica dei robot e proprietà intellettuale delle macchine sono i campi in cui è impegnata Kate Darling, del Mit, e dei quali si parlerà sempre più in futuro; Stéphanie Lacour, del Politecnico di Losanna, sta progettando una pelle umana artificiale nella quale inserire circuiti integrati.

Cecilia Laschi“La robotica è una disciplina affascinante – commenta Cecilia Laschi – per la sua interdisciplinarità e per l’opportunità che offre nell’affrontare importanti sfide scientifiche e tecnologiche e, allo stesso tempo, sviluppare applicazioni che rispondono a esigenze sociali ed economiche. Questo è ancora
più vero per la biorobotica, ambito in cui svolgo la mia ricerca, studiando e realizzando ‘robot soft’, realizzati con materiali morbidi, che rappresentano una vera rivoluzione in robotica. La ricerca in biorobotica premia creatività e coraggio, motori essenziali per l’innovazione, e l’Italia occupa una posizione di rilievo. La biorobotica è anche un’eccellente palestra per insegnare le tecnologie di frontiera, per formare nei giovani l’apertura mentale necessaria a rompere le barriere tra discipline e per trasmettere il valore dell’impegno e credo – conclude Cecilia Laschi – che possa rappresentare un’opportunità di ricerca per scienziate in paesi che offrono condizioni meno favorevoli”.

2018-06-05T17:24:25+02:00