ROMA – “Venite nella mia scuola, c’è posto”. A lanciare questo appello ai colleghi degli istituti comprensivi della zona è la dirigente del liceo ‘Teresa Gullace’ di Roma, Alessandra Silvestri. La didattica a distanza, attuata in maniera alternata, ha reso disponibili delle aule. Dei 1300 studenti la metà ‘lavora’ da casa: una soluzione che ha portato la preside a pensare che era inutile tenere degli spazi vuoti ma forse sarebbe stato più producente metterli a disposizione delle scuole che non li hanno.
L’idea è stata meditata già nello scorso mese di aprile e condivisa con la collega Cinzia Giacomo Bono dell’istituto comprensivo ‘Parco degli acquedotti’. A settembre quest’ultima si è trovata in difficoltà: non aveva sufficienti aule per garantire il distanziamento. Un problema che è stato risolto grazie alla solidarietà tra scuole. Ad aprire le porte ai ragazzi delle medie ci ha pensato la dirigente Silvestri:
“Abbiamo allestito delle classi dipingendole con colori vivaci; abbiamo previsto ingressi diversi dai miei studenti e messo a disposizione dei tavoli di legno nel nostro giardino. È nata un’esperienza straordinaria ed oggi c’è persino uno scambio tra i miei docenti e i colleghi della secondaria di primo grado”.
Non solo. Alessandra Silvestri ha pensato di mettere a disposizione degli studenti del ‘Parco degli acquedotti’ anche due collaboratori scolastici che per l’occasione si sono trasformati in ‘Coach Covid’:
“Sono bidelli- spiega la preside- che accolgono i ragazzi e fanno da punto di riferimento per loro”. Una soluzione che ora la preside del ‘Gullace’ vorrebbe estendere ad altri istituti: “Abbiamo altri spazi e siamo disponibili ad ospitare altre scuole”, spiega Alessandra Silvestri.
La preside del liceo è convinta che questa sperimentazione possa essere messa in atto anche in altre città italiane e in altre scuole che magari, proprio come lei, hanno delle aule vuote soprattutto ora che si passa alla didattica a distanza:
“È un modo per non sentirmi sola. Finalmente quando entro a scuola non c’è silenzio ma sento le voci dei ragazzini”.