hamburger menu

VIDEO| Zero, l’intervista al cast della serie che ha riscritto l’Italia

Gli otto episodi debuttano oggi su Netflix

ROMA – Un timido ragazzo da sempre abituato a sentirsi invisibile. Uno straordinario superpotere che prende il sopravvento quando incontra un gruppo di amici intenti a salvare il proprio quartiere. Farcela soltanto insieme. L’amore, il desiderio di inseguire i propri sogni, la potenza dell’amicizia. Questa è Zero, la nuova serie originale italiana Netflix in 8 episodi nata da un’idea di Antonio Dikele Distefano e liberamente ispirata al suo romanzo Non ho mai avuto la mia età (edito da Mondadori). Prodotta da Fabula Pictures, con la partecipazione di Red Joint Film, Zero è disponibile da oggi su Netflix.

Distefano riscrive la storia della serialità e, perché no, anche del cinema. Riscrive quella ‘nuova’ normalità che ancora fa fatica ad emergere in Italia: quella dei professionisti neri italiani di seconda generazione del mondo della settima arte e della tv. In questo Paese “abbiamo bisogno di normalità e non dell’eccezione“, ha detto Antonio Dikele Distefano. Domani un ragazzo deve poter guardare ‘Zero’ perché si rivede nel protagonista, perché si riconosce in quello che fa e in quello che prova. E deve riconoscerlo in quanto persona, non per il colore della sua pelle, parlare di integrazione è anche riduttivo perché gli attori hanno accenti veneti o milanesi”.

LEGGI QUI TUTTO SU ZERO

ZERO, L’INTERVISTA AD ANTONIO DIKELE DISTEFANO E A GIUSEPPE DAVE SEKELE

ZERO, L’INTERVISTA AD HAROUN FALL, RICHARD DYLAN MAGON E A MADIOR FALL

Durante la conferenza stampa di presentazione, invece, abbiamo fatto due chiacchiere con le giovani protagoniste della storia: Beatrice Grannò (interprete di Anna), Daniela Scattolin (interprete di Sara) e Virginia Diop (interprete di Awa), rispettivamente la fidanzata, l’amica e la sorella di Omar/Zero. Alle attrici abbiamo chiesto: “La strade dei vostri personaggi non si incrociano poco, ma nonostante ciò è come se Anna, Sara e Awa collaborassero insieme per sostenere il Barrio. Quindi, come avete lavorato per costruire i vostri personaggi e se avete attinto da un episodio vissuto? E qual è il supereroe o la supereroina della vostra vita?“.

VIRGINIA DIOP:La supereroina della mia vita è mia madre. La ammiro per la forza che ha tirato fuori nei momenti difficile che ha e che abbiamo trascorso. 

Io sono la piccola della casa sia nella serie sia nella realtà: quella che dà fastidio al fratello o alla sorella più grande. Questo è un modo di fare che ho a casa e che ho riportato anche sul set. Prima di girare, infatti, stuzzicavo e giocavo con Giuseppe Dave Sekele e lui mi ha trattava come i suoi fratellini più piccoli. Questo modo di prepararci anche prima della scena ha reso il nostro operato anche più autentico“.

DANIELA SCATTOLIN:Sara è l’unica ragazza del gruppo. Ho sempre analizzato il mio personaggio secondo le sue esigenze. Secondo me lei sta nel gruppo per un senso di protezione che ha nei confronti del fratello (non di sangue ma di esperienza) che è Momo e mi sento di avere una responsabilità nei suoi confronti. Inoltre lei cerca di dominare il gruppo ma come un leader silenzioso. Sharif (interpretato da Haroun Fall) è quello che comanda la crew ma Sara è quella che guida. Inizialmente non volevo essere Sara perché la sentivo lontano da me. Ora la amo, per quanto sia una ragazza è una donna, è responsabile, fa un po’ da mamma del gruppo. Lei ha una leadership molto chiara, non ha bisogno di fare chiasso, è la parte razionale e riflessiva del gruppo. Lei è terrena, è essenza. Credo che il suo obiettivo sia sì salvare il Barrio ma anche e soprattutto l’unione il gruppo è lo stare con lgli altri. Non avendo lei una famiglia ha bisogno di stare con gli altri.

La mia supereroina è la mia mamma adottiva. In realtà anche la mia mamma biologica. Io rivedo in queste due donne, una non la conosco e una la vivo da quando ho 4 anni, la forza: mi hanno impartito le lezioni più importanti della mia vita senza usare tante parole ma a gesti. A gesti mi hanno insegnato ‘fai quello che c’è da fare anche se comporta un certo tipo sofferenza o sacrificio’. Mia mamma Francesca si è sempre ‘ammazzata’ di lavoro e questa è la sua lezione da supereroina che mi ha dato“. 

BEATRICE GRANNÒ: “È bello tirare fuori la femminilità in questa serie e questi tre personaggi sono molto diversi tra di loro. Il regalo più grande che si possa fare ad un attore o ad un’attrice è avere un romanzo di riferimento. Così ho comprato subito il libro di Distefano e ho cercato di ‘entrarci dentro’. Ho capito che Anna in qualche modo avesse il compito di trascinare Omar/Zero in una dimensione diversa quasi sognante.

La mia supereroina è mia madre. Per una ragazza della nostra generazione è difficile crescere riuscendo ad avere dei modelli femminile, perché sono poco. Un’altra supereroina per me è Amy Winehouse perché per me è un enorme ispirazione. Lei riesce a trasformare la sofferenza in arte in maniera magistrale. Questo è un po’ il motore che attiva il mio processo creativo: riuscire a trasformare le difficoltà in qualche di bello e in qualcosa che possa aiutare agli altri. La Winehouse mi ha sempre aiutata con la sua musica“.

ZERO, IL TRAILER

2021-04-21T21:09:44+02:00