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L’alternanza scuola-lavoro? Per gli studenti è la vera rivoluzione

Sul progetto, la voce dei ragazzi, dei professori e delle aziende. L'inchiesta degli studenti del liceo Giulio Cesare di Roma

alternanza-scuola-lavoro2ROMA – Il 2016 è stato, senz’ombra di dubbio, un anno importante per la scuola italiana, che ha visto nella riforma “Buona Scuola” il principio di una vera e propria rivoluzione. Dal punto di vista degli studenti (che, come troppo spesso viene dimenticato, sono sia il centro che il fine ultimo della scuola), l’avvenimento principale di quest’anno è stato di sicuro ‘l’alternanza scuola-lavoro’, da adesso obbligatoria anche per i licei. Proprio sul tema dell’alternanza abbiamo interrogato alcuni studenti del liceo ‘Giulio Cesare’ di Roma, che si sono visti coinvolti in questa nuova esperienza. I risultati, come vedremo dai dati raccolti, mostrano un interesse generale verso questa nuova opportunità che, trascendendo dal classico insegnamento nozionistico, introduce i ragazzi ad un apprendimento più pratico. Allo stesso tempo, gli stessi dati mostrano un’insoddisfazione, comune a gran parte dei ragazzi, verso l’organizzazione dell’alternanza. Che ci siano cose da migliorare non deve stupire essendo questo l’anno di rodaggio del progetto. Analizzare l’esperienza e mettere in luce pro e contro del progetto è proprio quello che ci proponiamo in qualità di studenti che vivono l’alternanza in prima persona e che firmano questa inchiesta. Questo, quindi, non deve essere considerato solo un articolo informativo, ma anche (sia perdonata la pretestuosità del termine) formativo. Informativo, perché i dati raccolti daranno un’idea generale di cos’è stata quest’esperienza per noi giovani, e formativo perché ci si prefigge l’obiettivo che l’alternanza scuola-lavoro sia migliorata. A tal proposito abbiamo ‘ascoltato’ non solo gli studenti, ma tutte le altre istituzioni coinvolte nel progetto: i professori del Giulio Cesare, il Miur (nella persona del Sottosegretario Gabriele Toccafondi) e il referente dell’ente che ci ospita (la dottoressa Silvia Zucco dell’Agenzia Stampa Dire). Quello che gli studenti percepiscono ogni giorno è che la scuola non sia più incentrata su di loro e non più finalizzata al loro sviluppo. Tutti coloro che collaborano con la scuola devono, per forza di cose, avere ben chiaro tale obiettivo. Speriamo che il nostro piccolo contributo, quindi, possa contribuire a migliorare il nuovo sistema scolastico che va man mano consolidandosi.

Alternanza scuola-lavoro: cos’è

L’alternanza scuola-lavoro è un percorso finalizzato ad avvicinare lo studente con il mondo del lavoro, facendo fare ai ragazzi delle esperienze dalla durata variabile direttamente sul posto di lavoro, solitamente nei mesi di giugno, luglio e settembre, non solo in aziende private ma anche in studi professionali, enti pubblici e associazioni non profit.

Questo tipo di progetto era stato già precedentemente introdotto nella scuola italiana nel 2005 con il governo Moratti ma non era esteso a tutti gli indirizzi scolastici, e soprattutto non era obbligatorio. Oggi, invece, l’alternanza è un diritto-dovere per tutti gli studenti delle terze, quarte e quinte classi delle scuole superiori, e non solo per i ragazzi delle scuole tecniche e professionali ma anche dei licei: 400 ore (200 per i licei) all’anno da fare in azienda, in una realtà lavorativa. La grande novità che si è sviluppata negli ultimi anni è che finalmente si esce dall’idea che gli studenti debbano prima studiare a scuola e poi lavorare. Bisogna però considerare un grosso ostacolo nell’attuazione dell’alternanza scuola-lavoro, ovvero quello dell’enorme numero di studenti coinvolti. E’ per questo che l’approccio è stato graduale, e si concentrerà quest’anno solo sulle classi terze.

Alternanza scuola-lavoro: a chi si rivolge

Il progetto si rivolge agli studenti della scuole secondarie di ogni ordine (licei, istituti tecnici, professionali e artistici) che abbiano compiuto il quindicesimo anno di età e che mostrino propensione per le metodologie e gli ambienti di “apprendimento attivo”.

Alternanza scuola-lavoro: le finalità

Rende l’apprendimento più attraente;

• aiuta a personalizzare i percorsi formativi;

• facilita l’orientamento e l’auto orientamento dei giovani;

• favorisce le vocazioni, gli interessi e gli stili di apprendimento individuali;

• collega organicamente le istituzioni scolastiche e formative con il mondo del lavoro e della ricerca;

• sostiene l’innovazione metodologica e didattica;

• rinforza i legami tra la scuola e il mondo del lavoro per lo sviluppo culturale, sociale ed economico del territorio

• contrasta la dispersione scolastica

liceo giulio cesare alternanza scuola lavoroAlternanza scuola-lavoro: il caso del liceo Giulio Cesare di Roma

Nel file in allegato l’elenco delle aziende e degli enti dove poter svolgere l’alternanza scuola-lavoro file:///C:/Users/Utente/Downloads/Elenco_Sedi_per_Opzione_Stage_Breve.pdf

Alternanza scuola-lavoro: la voce degli studenti

Alla domanda “come ti sei trovato nell’agenzia?” 22 ragazzi hanno detto di essersi trovati bene nel SO (soggetto ospitante), mentre solo due si sono trovati male. Sul rapporto instaurato con il referente del soggetto ospitante 16 studenti hanno detto di aver avuto buoni rapporti, altri sei hanno risposto il contrario. Scendendo nel dettaglio delle mansioni svolte e se queste sono state o meno inerenti al lavoro scelto dagli studenti quasi tutti i ragazzi hanno risposto che hanno svolto occupazioni che rientravano nella scelta lavorativa, tre hanno detto di aver fatto altro. Tra questi, riportiamo la voce di uno studente che afferma di “aver pulito stanze e fatto il caffè ai dipendenti”. Alla domanda se “l’esperienza ha soddisfatto le tue aspettative?” 17 ragazzi hanno risposto positivamente e sei hanno detto di no. Stessi numeri raccolti alla domanda se l’esperienza “è stata utile”. 17 ragazzi hanno trovato utile l’esperienza sia dal punto di vista umano che professionale, sei non l’hanno trovato particolarmente utile. Sono seguite poi due domande sugli stage. “Gli stage brevi ti hanno fatto capire cosa avresti fatto nell’ente?” Gli stage brevi hanno avuto molte critiche: solo 10 studenti li hanno trovati utili, mentre per altri 12 non hanno consentito di comprendere le attività che avrebbero svolto. “Cosa miglioreresti durante lo stage lungo?” Le cose da migliorare sono, ovviamente, varie e personali: le critiche più frequenti sono state all’organizzazione delle giornate lavorative, alla mono tematicità delle mansioni svolte e alla poca collaborazione dei tutor con i ragazzi. Infine agli studenti sono state sottoposte le seguenti domande: “cosa ti ha lasciato quest’esperienza?” Generalmente, l’esperienza ha arricchito gli studenti. Sono in molti ad aver scoperto, seppur in minima parte, il mondo del lavoro. Di molti ha anche ampliato la cultura personale (specialmente del mondo di internet) e la capacità di lavorare in gruppo, oppure la “disciplina” data da orari e responsabilità più rigidi e diversi da quelli scolastici. “Che cosa si può migliorare nell’organizzazione della scuola per quest’alternanza?” La quasi totalità degli studenti afferma di voler eseguire gli stage lunghi durante l’anno, e gran parte hanno risposto che quelli brevi fanno perdere troppe lezioni, e che questi ultimi sono totalmente inutili ai fini dell’alternanza.

*dato che alcuni studenti non hanno ancora svolto gli stage lunghi al momento della stesura di questa inchiesta, alcune volte i totali corrispondono tra loro

alternanza scuola lavoro 3Alternanza scuola-lavoro: la voce dei professori

I professori del Giulio Cesare (sono due e le loro risposte sono state segnate con 1) e 2)) sono stati raggiunti via mail a differenza degli studenti ‘intervistati’ via WhatsApp.

È stato difficile organizzare il progetto?

  1. E’ stata una esperienza nuova, da costruire seppur prendendo spunto da molto materiale già disponibile, perché l’alternanza è obbligatoria per licei da quest’anno ma già da alcuni anni per gli istituti tecnici e professionali.

  2. Non difficile ma molto laborioso. Abbiamo fatto diverse riunioni per decidere come procedere, poi altre divisi in gruppi a seconda del tipo di lavoro che ci competeva. Il lavoro in itinere di monitoraggio e’ anch’esso molto impegnativo.

Quali sono stati i suoi rapporti con l’ente?

  1. Abbiamo dedicato una prima fase nel fare “scouting”, cioè nel cercare i soggetti ospitanti che potevano fare al caso nostro. Una volta stabilita la relazione, tutto è andato piuttosto liscio anche se il mondo aziendale e delle istituzioni pubbliche non è preparato per fare formazione senza utili. La scuola non è sempre pronta a collaborare con le aziende, ma le aziende non sanno cosa sia la formazione per i giovani senza un obiettivo lavorativo. I due mondi devono parlarsi.

  2. (t.pi) nessuno

Come è stata la collaborazione con gli altri professori?

  1. Con il gruppo dei 16 coinvolti nel progetto molto buona. Il punto è spiegare cosa stavamo facendo all’altra maggioranza dei colleghi che non sapeva, non capiva, oppure non era proprio d’accordo. Però la scuola è un mondo composto a più voci e questo è quasi sempre una opportunità.

  2. Parecchi docenti, ma non tutti, si sono resi disponibili a collaborare. Tra i docenti coinvolti nel progetto, invece, grande collaborazione.

La scuola ha facilitato l’organizzazione?

  1. La scuola ha creduto e spinto l’organizzazione: se il dirigente non crede nel progetto, questo non si può costruire.

  2. Tutto è stato organizzato dalla scuola.

Come si sono comportati gli studenti rispetto al progetto?

  1. Li ho visti incuriositi, a volte affaticati, a volte un po’ sperduti, ma complessivamente interessati a che la scuola potesse accendere rapporti “fuori le mura”.

  2. Inizialmente sono sembrati scettici, anche perché confusi nella parte iniziale del progetto. Ora che sono stati attivati gli stage lunghi molti sono soddisfatti.

Cosa migliorerebbe?

  1. Con il tempo coinvolgerei molti più colleghi, proporrei una giornata di dibattito, cercherei di trovare spazio per l’alternanza non solo nel periodo da Giugno a Settembre ma anche durante l’anno scolastico. I ragazzi sono stati aiutati dal fatto che hanno scelto in prima persona, cioè sono stati coinvolti nella scelta dell’ente e non semplicemente “deportati” in un luogo senza sapere come e dove.

  2. I tempi. Il rapporto tempo scuola/lavoro.

Ha avuto sempre buoni rapporti con i referenti degli enti?

  1. Una volta acceso il rapporto, sempre. Non è stato facile coinvolgere alcuni enti, anche molto importanti, perché non hanno a disposizione personale e mentalità per i giovani.

  2. //

Ha perso molto tempo nelle attività didattiche per dedicarlo all’alternanza?

  1. “Perdere tempo” è un concetto sbagliato. L’alternanza scuola-lavoro è un modo di fare scuola entro luoghi deputati al lavoro, dunque i ragazzi vanno a scuola e anche i professori fanno scuola quando si occupano di alternanza. Certo è tutto nuovo: spiegare che Aristotele sarebbe stato favorevole all’apprendimento non libresco perché era uno scienziato che catalogava la realtà può rendere il metodo dell’alternanza significativo dentro il mondo della scuola tradizionale. Certo, se scuola e lavoro sono poli opposti, l’impresa è condannata a fallire.

  2. In quanto tutor pedagogico ho dovuto dedicare alcune ore curriculari per dare delucidazioni agli studenti.

Secondo lei è un progetto utile per gli studenti?

  1. Mettiamola così: la scuola (il liceo soprattutto) non è in grado di professionalizzare i suoi studenti e per alcuni versi questo è giusto e per altri è sbagliato. E’ giusto perché se insegnasse solo un lavoro, i ragazzi diventerebbero disoccupati quando perdessero l’unico lavoro che la scuola ha loro insegnato. E’ sbagliato perché i ragazzi imparano troppe cose, inutili per lavorare. L’alternanza è un modo per far avvicinare i due mondi, altrimenti i ragazzi escono dalla scuola e sono due metà divise e inconciliabili.

  2. Non ho ancora le idee chiare in merito. Inizialmente non ero affatto convinta, ma ora che sento le impressioni degli studenti potrei ricredermi. Lo potrò dire una volta che gli stage saranno terminati e avremmo i report.

E per i professori?

  1. Vale lo stesso discorso. Alcuni professori non hanno mai visto una azienda e questo non è bene, altri invece non vedono l’ora di dedicarsi alla loro libera professione dopo la scuola e neanche questo è giusto. L’alternanza è un primo ponte tra due rive ad oggi ancora troppo lontane.

  2. Vale lo stesso detto sopra.

Ai ragazzi di oggi è data l’opportunità di capire le proprie inclinazioni attraverso questo progetto. Lei, quando si è trovato ad affrontare il mondo del lavoro, come si è indirizzato verso la sua professione?

  1. Bella domanda. Personalmente, ho cercato di seguire le mie passioni ma di guardare anche alla capacità di essere indipendente quanto prima: uno stipendio ti fa crescere, ti fornisce libertà. Dunque, continuo a fare ricerca, a partecipare al dibattito culturale di questo Paese, però ho accettato di lavorare anche in ambiti molto lontani dai miei interessi, ambiti dove le mie competenze avevano un valore. Un esempio? Conoscere tre lingue straniere (in gradi diversi), mi ha permesso di lavorare in un grande albergo romano, con contratto e stima da parte dei miei colleghi. Sono gratificazioni importanti per un giovane in cerca di un posto nel mondo.

  2. Confusamente. Ho scelto ciò che conoscevo meglio, cioè di cui avevo esperienza positiva. Non ho preso in considerazione, però, altri percorsi di cui sono venuta a conoscenza troppo tardi.

 

logo diregiovaniAlternanza scuola-lavoro: la voce del “soggetto ospitante”

Abbiamo anche posto alcune domande al referente del nostro ente (agenzia di stampa DIRE), la dottoressa Silvia Zucco, per capire quale sia il punto di vista dell’altra faccia della medaglia di quest’alternanza.

Come sono nati i rapporti con la scuola?

L’Agenzia DIRE e il portale d’informazione diregiovani.it hanno da sempre un rapporto diretto e costante con le scuole. Siamo presenti, a livello nazionale, con corsi di giornalismo e una rete di assistenza: lo “Sportello di ascolto”, con il contributo di psicologi e specialisti per offrire un supporto, un consiglio o rispondere a domande degli studenti. Su entrambi i temi il rapporto tra la DIRE e il Liceo Giulio Cesare si sviluppa da molti anni.

Come è nato questo progetto?

Il Progetto è nato rispondendo ad un’esigenza del Liceo in merito alla nuova normativa sull’alternanza scuola-lavoro, quando, con la legge del 13 luglio 2015 n.107, i percorsi di alternanza scuola lavoro sono stati inseriti nel piano triennale dell’offerta formativa dell’istituzione scolastica come parte integrante dei percorsi di istruzione. Pertanto il Dirigente scolastico, Prof. Micaela Ricciardi, ha avuto il compito di individuare le imprese e gli enti pubblici e privati disponibili per l’attivazione di percorsi di alternanza scuola lavoro, ci ha quindi proposto di stipulare una convenzione ed è stato per noi un piacere accettare, certi che sia importante e formativo per gli studenti avere esperienze lavorative.

Che ruolo ha il lavoro dei ragazzi in un’agenzia di stampa?

Il ruolo dei ragazzi è di partecipare e interagire attivamente con la redazione di Diregiovani, attraverso la stesura di articoli, ricerche su argomenti di attualità o su temi che ritengono interessanti per gli studenti, approfondire l’uso dei social network da un diverso punto di vista, ovvero quello di strumenti di lavoro. Per un’agenzia di stampa, come la DIRE, vicina al mondo della scuola, è importante condividere il proprio lavoro con gli studenti, che sono da sempre un’importante percentuale di pubblico, così da conoscere e confrontare da vicino le esigenze e le curiosità dei giovani, ancor di più con quelli che intendono avvicinarsi al mondo del giornalismo.

Quanto tempo impiegherà in totale l’esperienza con i ragazzi?

Per rispondere alle esigenze richieste dal progetto di alternanza scuola – lavoro, il percorso è suddiviso in due fasi. In una prima fase l’azienda, in questo caso la DIRE, ha presentato in un breve incontro con gli studenti le attività svolte da un’agenzia di stampa, così da consentire ai ragazzi di scegliere con consapevolezza dove svolgere la seconda fase del percorso, che si articola in uno stage di 80 ore extracurriculari. Gli stagisti sono quindi messi alla prova e lavorano a stretto contatto con la redazione giornalistica.

MIUR alternanza scuola lavoro

Alternanza scuola-lavoro: la voce del Miur

I dati fin qui raccolti – sottolinea il Sottosegretario all’Istruzione Gabriele Toccafondi rispondendo ad una delle nostre domande – sono positivi ed incoraggianti, ma ciò che ci rende maggiormente fiduciosi e ci fa riscontrare un feedback positivo sull’alternanza sono i dialoghi ed i racconti di voi ragazzi. Dai vostri giudizi abbiamo dedotto le migliori valutazioni; ascoltando le vostre esperienze abbiamo capito che fare l’alternanza è scuola a tutti gli effetti e questo è  il miglior giudizio che noi possiamo ricevere. Abbiamo, così, la conferma che con l’Alternanza  scuola-lavoro curriculare,  lo studente fa scuola a tutti gli effetti ma utilizzando un nuovo metodo quello della conoscenza diretta realizzando una felice combinazione tra gli aspetti culturali del “sapere” e gli aspetti concreti del “saper fare”, scoprendo le proprie attitudini e acquisendo competenze che saranno fondamentali per affrontare il mondo del lavoro. E’ scuola a tutti gli effetti ma con metodologia nuova. La scuola è luogo di conoscenza per eccellenza e questa resta ma con l’alternanza a questa si affianca la competenza ovvero il “saper fare” e questa avviene studiando sui libri facendo i compiti, andando nei laboratori e appunto facendo alternanza“.

Qui l’intervista completa a Gabriele Toccafondi

Edoardo Petricca e Valerio Martiello,

Liceo Giulio Cesare di Roma

 

2016-07-05T18:11:58+02:00