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The Bleeder: il “vero Rocky” per la prima volta sotto i riflettori

Atteso con grande interesse il nuovo film di Philippe Falardeau: protagonista è il celebre pugile che ispirò Stallone

5 Settembre 2016

the-bleeder_2ROMA – Numerosi sono i soprannomi che negli anni hanno dato al pugile Chuck Wepner, noto per alcuni come ‘The Bayonne Brawler’ (l’azzuffatore di Bayonne) o per altri come ‘The Bayonne Bleeder’ (il sanguinante di Bayonne), ma “il vero Rocky” è quello che forse gli si addice di più.

Campione infatti non lo è mai diventato, in compenso Hollywood l’ha reso un mito. Non tutti sanno, infatti, che quest’uomo fu il modello di ispirazione dell’ancora giovane ma intraprendente Sylvester Stallone che poté così scrivere il suo film premio Oscar Rocky.

In “The Bleeder” lo storico incontro con Muhammad Alì

Ed è proprio lui il soggetto di ‘The Bleeder’,  pellicola firmata da Philippe Falardeau in cui Wepner è interpretato da Liev Schreiber. Il film, ripercorre le tappe salienti della sua carriera, di cui non possiamo non nominare lo storico incontro avvenuto il 24 marzo 1975 a Richfield, nei pressi di Cleveland (Ohio), tra il pugile americano e il campione Muhammad Alì. Incontro che rappresentò la sua sconfitta più clamorosa ma che in futuro sarebbe divenuta leggenda: il pugile, infatti, resistette su quel ring per ben 15 round fino al ko ed egli, sebbene fosse in evidente svantaggio, riuscì addirittura a far cadere Alì durante la nona ripresa. È stato proprio riguardando questa scena che l’attore che interpreta Chuck Wepner, Liev Schreiberl, si è commosso.

https://www.youtube.com/watch?v=YfHFIJ46uQE

“The Bleeder” non è un film che racconta le mere imprese e gli altalenanti successi di un pugile di discreta fama: è la storia di un uomo dai muscoli d’acciaio ma dal cuore fragile che inevitabilmente entra nel tunnel della perdizione tra doghe, alcool, donne, carcere, un ritratto – se si vuole trovare un paragone con l’arte – dai toni decadenti ma da cui emerge la forza del protagonista di riemergere dal fondo. Lo conferma Falardeau: “Io non sono un regista di sport, per cui sono andato alla ricerca della natura del pugile, avrei voluto abbracciarlo per i suoi difetti”.

Nelle sale della 73 Mostra d’Arte Cinematografica di Venezia, si respira una grande attesa e il pubblico spera che questo film possa addirittura superare le – già grandi – aspettative.

2016-09-05T15:36:55+02:00