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Basinski a Napoli per la prima volta: “Ogni città ha un inconfondibile suono”

L'intervista del compositore e musicista all'agenzia Dire

22 Novembre 2017
basinski a napoli

basinski a napoliNAPOLI – Basinski, compositore e musicista statunitense, tra i principali protagonisti della musica sperimentale e della sound art degli ultimi trent’anni, suona stasera per la prima volta Napoli. I suoi soundscape magnetici fatti di ripetizioni “in loop” di suoni armonici e naturali saranno ospitati nella suggestiva chiesa di San Potito, restituita alla cittadinanza dall’associazione Ad alta voce del maestro Carlo Morelli.  La Dire lo ha raggiunto alla vigilia dell’evento.

D: Cosa rappresenta per te l’Italia e Napoli?

R: “Antichità, mistero, bellezza”.

D: Cosa pensi di questo nuovo progetto che si propone di aggregare i giovani a un nuovo tipo di musica, in qualche modo lontana da quella accademica?

R: “I giovani oggi hanno accesso alla musica di tutto il mondo e di tutta la storia con i loro smartphone. Questo implica che si possono fare una cultura musicale da soli in qualsiasi modo vogliano, accedendo gratuitamente alla musica in qualunque posto vogliano. In un certo qual modo e’ bello che le persone possano trovare una elasticità particolare nella musica; cosi’ che questa li colpisca al cuore e dia loro sollievo in questo mondo pazzo”.

D: Pensi che le persone siano pronte a una musica più ‘libera’, non votata solo al consumo ma all’esperienza?

R: “Capisco perfettamente quello che vuoi dire, ma fammi fare una precisazione. Per me la musica libera nel senso di gratuita, (gioca sui termini “free” e “liberty”, ndr) non va bene, la mia musica e’ impregnata di sudore e sangue. Se le persone amano la mia musica ma non la pagano, è comunque la amano, va bene, ma questo non mi aiuta, quando devo fare i tour. La musica ha bisogno di essere riconosciuta sotto questo aspetto, aiuta a migliorarsi. Ho avuto bellissime esperienze con il pubblico, sono due anni che viaggio intorno al mondo per suonare, è incredibile, a volte sono esausto per il jet lag e tutto quello che c’e’ attorno a viaggi del genere, ma quanto sono proprio lì ad esibirmi, di fronte a una platea interessata e attiva e mi danno tutto quell’amore, non c’è niente come quello. Magnifico”.

D: Nei tuoi lavori, uno dei sentimenti più dirompenti è la decadenza. Cosa è la decadenza per te?

R: “Allora, – tira un lungo sospiro – pensa al governo degli Stati Uniti, ora. Quella è decadenza. È orripilante quello che sta accadendo al nostro Paese. I più decadenti, bugiardi e truffatori sono al governo ora. È un disintegration loop (il lavoro più famoso di Basinski, ndr) continuo”.

D: Per te, così come per John Cage, il silenzio assoluto non esiste, sei d’accordo?

R: “Bella domanda! – ridendo – Anche in una stanza anecoica (la camera del silenzio, ndr) inizi a sentire il sangue che pulsa nelle vene, il cuore che batte, alcuni lo percepiscono estremamente forte, snervante, quello che Cage stava facendo, in quei 3 minuti che hanno suscitato grande scalpore, cioè seduto al pianoforte senza fare nulla, era portarli a sentire i suoni di quello che li circonda. Ogni città ha una propria identità sonora, io ad esempio sto cercando di godere dei suoni e degli odori di Napoli, quelli che sento dall’alto delle terrazze, l’abbaiare dei cani, le motociclette, il mormori’o dei passanti, il lavoro degli operai. Ogni città è totalmente diversa l’una dall’altra, pensa a San Francisco o New York, totalmente differenti, adoro questo tipo di suoni, mi ispirano, Napoli ne ha di alcuni tutti suoi. Inconfondibili”.

D: In ‘Disintegration loops’ hai espresso melanconia e angoscia. Casualmente il lavoro è stato fatto durante gli stessi giorni dell’11 settembre. Il sentimento che ci fai percepire di più è l’inazione, sei d’accordo?

R: “Allora, anzitutto, voglio dire che Disintegration loops non è stato creato negli stessi giorni, come riportano alcune fonti. Lo stavamo ascoltando quel giorno, ma è stata fatto all’incirca un mese in prima in una two-days session’s nel mio studio di New York. L’11 settembre, quando abbiamo visto gli edifici crollare davanti ai nostri occhi, dalla nostra casa, eravamo sotto shock, cioè, per noi era impensabile. Quegli edifici non crollano, pensavamo. Ma era successo. Eravamo lì con la musica, immobilizzati davanti a tutto quel fumo e pensai che in qualche modo mi era stata commissionata la colonna sonora della fine del mondo. Adesso sembra quasi di stare nel “disentegration loop 4″ dove tutto collassa catastroficamente, molto veloce, in 20 minuti. E poi hai una sorta di redenzione in d.l. 5 e 6, la speranza. Quindi forse ce n’è di speranza”.

D: Speranza. Cosa diresti a un giovane compositore che voglia far arrivare questo messaggio?

R: “Lo fai, semplicemente. Fai quello che ami, ti iscrivi a Bandcamp, lo condividi, non sai mai quello che puo’ accadere. Fa’ il tuo progetto e realizzalo. A volte gli artisti suonano, ci girano intorno e non riescono a decidere, ma soprattutto non finiscono le cose, non le portano a termine. Ma si deve rischiare, provare a mettere la testa sulla ghigliottina e vedere se va giù. A volte può capitare che ti rimanga”. (Ride).

2017-11-22T12:40:22+01:00