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Indicazioni di comportamento a scuola per gli adolescenti

La scuola è cambiata, come ogni altro contesto sociale, e ragazzi e genitori dovranno seguire le regole che sono state indicate per limitare il rischio di contagi

17 Settembre 2020

Come ogni anno a settembre suona la campanella che segna l’inizio della scuola, ma quest’anno è diverso dagli altri. La scuola è cambiata, come ogni altro contesto sociale, e ragazzi e genitori dovranno seguire le regole che sono state indicate per limitare il rischio di contagi.

Si è parlato molto di quante e quali restrizioni i ragazzi dovranno rispettare, quali norme dovranno seguire per salvaguardare la salute di se stessi e dei propri cari. Molto meno si parla delle conseguenze psicologiche che ricadranno su di loro, costretti improvvisamente ad assistere al crollo di ogni certezza, di cui la scuola è purtroppo l’emblema. Sì, perché la scuola per un’adolescente rappresenta una fetta di mondo prioritaria, il luogo dove si viene costantemente messi alla prova, valutati per il proprio impegno, ma è anche il luogo principe di scambio con i coetanei. Scambio che si realizza in classe, tra vicini di banco e non, ma soprattutto nei corridoi, durante la ricreazione, nel cortile, nei bagni, nei laboratori. Tutto questo sembra dover essere momentaneamente dimenticato, la ripartenza segna la fine di ciò che era la scuola nell’era pre-Covid.

E allora ai ragazzi viene raccomandato di coprirsi la faccia, di mantenere le distanze, di entrare e uscire da scuola in fila indiana e di andare al bagno uno per volta. Tutto ciò che riguarda il vissuto emotivo legato alla restrizione per lo più non viene preso in considerazione. I ragazzi sanno quello che devono fare, non sanno ancora però cosa proveranno nel vivere la scuola così diversa, a un metro di distanza gli uni dagli altri o attraverso uno schermo quando alla didattica in presenza verrà affiancata quella a distanza. Sarà necessario allora aprire delle riflessioni, dei nuovi spazi di pensabilità che portino a capire cosa trarre di buono da tutto questo e quali alternative offrire ai nostri ragazzi affinché non vengano privati del loro diritto alla socializzazione. 

Dott.ssa Roberta Boncompagni, psicologa

2020-09-17T09:53:00+02:00